Omicidio del narghilè, il processo. Lunedì è il giorno dei consulenti

Verranno sentiti in udienza i professionisti chiesti dalla Procura e dalla difesa dell’imputato

Omicidio del narghilè, il processo. Lunedì è il giorno dei consulenti

L’imputato Braulio Pavel Martinez, accusato di omicidio volontario

Lunedì prossimo sarà il giorno dei consulenti per il processo dell’omicidio del narghilè di Terranuova. "Si tratta di un consulto tecnico balistico e sulla dinamica e una valutazione medico legale: abbiamo fatto la richiesta sulla base di valutazioni tecniche". Spiegano legali Francesco Arena e Alberto Cattaneo, i difensori di Braulio Pavel Martinez. La Pm Francesca Eva gli contesta l’omicidio volontario: secondo l’accusa il 33enne di Perugia avrebbe colpito con il narghilè il connazionale Joel Ramirez Seipo per ucciderlo dopo la rissa che era scoppiata a fine serata nella discoteca di Poggilupi. Era il primo ottobre di anno scorso quando un pezzo di vetro recise la giugulare del domenicano. Per lui non ci fu nulla da fare.

Martinez, accusato del delitto venne individuato e arrestato dai carabinieri pochi giorni dopo. Da quasi 11 mesi è in carcere a Perugia. Durante l’udienza del 25 luglio scorso i difensori hanno optato per il rito abbreviato, richiesta accolta dalla giudice per le indagini preliminari Giulia Soldini che però ha ammesso soltanto l’esame dei consulenti. Respinta invece la richiesta di una perizia integrativa che era stata richiesta dai difensori dell’imputato.

Il rito abbreviato prevede un processo cartolare: significa che Martinez verrà giudicato sulla base degli atti, cioè delle attività di indagine, insieme soltanto alle consulenze ammesse. Non verranno invece altri ascoltati testimoni in aula. In altri termini non ci sarà dibattimento ma è prevista la riduzione della pena di un terzo in caso di condanna. L’obiettivo della difesa è quello di convincere i giudici che non fosse intenzione di Martinez uccidere Seipo. In termini giuridici significherebbe alleggerire la pena: si andrebbe dai 10 ai 18 anni di carcere senza considerare lo sconto della pena previsto con l’abbreviato.

Intanto, come era emerso nei mesi scorsi Martinez aveva scritto una lettera di perdono alla famiglia di Seipo. "È provato dal dolore, ha chiesto scusa", avevano detto i legali. La famiglia - madre, sorella e figlia - si è costituita parte civile. “Si aspettano la giusta punizione del colpevole, Seipo era il caposaldo di tutta la famiglia che portava avanti e univa tutti i componenti", spiegano i legali Alessandro Massai e Francesca Rossi. "Al di là della speranza di avere un ristoro economico, la famiglia si è costituita parte civile per partecipare attivamente ad un giudizio che possa portare ad una verità per far luce definitamente per chi era padre, fratello, marito di queste persone", concludono.

Luca Amodio