LUCA AMODIO
Cronaca

Omicidio del narghilè . La sentenza a ottobre

Chiede perdono Braulio Martínez alla sbarra per l’omicidio di Joel Ramírez. Ieri l’udienza preliminare: è stata accolta la richiesta del rito abbreviato.

Omicidio del narghilè . La sentenza  a ottobre

Braulio Pavel Martinez accusato dell’omicidio di Joel Ramirez

Sarà giudicato con il rito abbreviato Braulio Pavel Martinez Mesa accusato dell’omicidio del connazionale Joel Ramírez Seipio. La richiesta dei difensori è stata accolta ieri mattina dalla giudice per le indagini preliminari Giulia Soldini che però ha ammesso soltanto l’esame dei consulenti: respinta la richiesta di una perizia integrativa, presentata dai legali dell’imputato.

La pm Francesca Eva gli contesta l’omicidio volontario. Secondo l’accusa, il 33enne di Perugia avrebbe colpito con il narghilè il connazionale per ucciderlo. Era il primo ottobre di anno scorso quando Joel Ramírez, di Montevarchi, venne ammazzato fuori dalla discoteca a Poggilupi di Terranuova. Un pezzo di vetro gli recise la giugulare. Per lui non ci fu nulla da fare. Martínez, accusato del delitto venne individuato e arrestato pochi giorni dopo dai carabinieri. Da 9 mesi è recluso nel carcere di Perugia in attesa di giudizio.

Il 23 settembre verranno sentiti i consulenti. Il 15 ottobre è attesa la sentenza. L’obiettivo dei difensori, Francesco Arena e Alberto Cattaneo, è convincere la giuria che non fosse intenzione di Martínez uccidere il connazionale. In termini giuridici significherebbe alleggerire la pena: si andrebbe dai 10 ai 18 anni di carcere, senza considerare lo sconto della riduzione della pena do un terzo per la scelta del rito abbreviato.

"Abbiamo fatto questa richiesta sulla base di valutazioni tecniche commissionate a dei periti - spiegano i difensori - si tratta di una consulenza tecnico balistica sulla dinamica e una valutazione medico legale".

Rigettata la richiesta di una perizia integrativa. "L’imputato è provato dal dolore cagionato alla famiglia - aggiungono - tanto che ha scritto una lettera in cui ha chiesto perdono alla famiglia".

Famiglia - madre, sorella e figlia - che si è costituita parte civile. "Si aspettano la giusta punizione del colpevole - spiega l’avvocato Alessandro Massai - Seipio era il caposaldo di tutta la famiglia, che portava avanti e univa tutti i componenti". "Al di là della speranza di avere un ristoro economico, la famiglia si è costituita parte civile per partecipare attivamente ad un giudizio che possa portare ad una verità e far luce definitamente per chi era padre, fratello, marito di queste persone", conclude la legale Francesca Rossi.