Quando ha ammazzato la moglie non era pienamente capace di intendere e volere ma Alessandro Sacchi è in grado di partecipare al processo. È questa la sintesi della perizia psichiatrica disposta dalla procuura e firmata dallo psichiatra Massimo Marchi. È lui ad aver esaminato l’80enne che il giugno scorso ha ucciso la moglie con un colpo di pistola.
La perizia era stata richiesta dal pubblico ministero Marco Dioni nei confronti dell’uxoricida accusato di omicidio volontario. A suo carico c’è anche l’aggravante del vincolo coniugale. Non è un dettaglio da poco dal punto di vista procedurale, visto che preclude la possibilità di optare per il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena a patto di essere giudicati sulle sole indagini dell’accusa. A questo punto il procedimento si svolgerà invece davanti alla Corte di Assise.
Non è stata ancora fatta richiesta di rinvio a giudizio ma la decisione della procura sembra ormai scontata visto che l’esame richiesto dall’accusa ha chiarito che l’imputato può partecipare al procedimento. Certo, il parziale vizio di mente non porta al proscioglimento di Sacchi ma potrà influire sulla valutazione finale del collegio dei giudici, togati e popolari. A difenderlo gli avvocati l’avvocato Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi.
Ieri intanto si è svolta l’udienza dove è stato ascoltato lo psichiatra Marchi. L’esame, così come disposto dal gip, è stato ascoltato come incidente probatorio. Quanto emerso è stato "congelato" e potrà esser utilizzato come prova nel processo.
L’approfondimento era stato richiesto dall’accusa per chiarire tre punti chiave: se Sacchi fosse capace di intendere e volere quando ha ucciso la moglie, se fosse in grado di partecipare al processo a suo carico e se si trattasse di una persona socialmente pericolosa. Ieri sono arrivate le risposte ai tre quesiti.
Come scrive Marchi sulla perizia all’epoca dei fatti Sacchi era affetto da un "disturbo da stress traumatico i cui sintomi specifici hanno causato una mancata riduzione della sua capacità di intendere e volere". Si tratta di una semi infermità mentale che tuttavia non impedisce all’imputato di partecipare attivamente al processo, così come messo nero su bianco anche dal perito della procura. Inoltre, conclude Marchi, Sacchi non è una persona socialmente pericolosa in senso psichiatrico. Intanto Sacchi è ancora ai domiciliari nella Rsa dove si trova da alcuni mesi. Lo scorso 21 giugno sparò un colpo di pistola contro la moglie Serenella Mugnai. Agli agenti della Mobile che arrivarono nell’appartamento in viale Giotto disse: "Non ce la facevo più". Fu lui stesso ad avvertire la polizia. L’uomo era provato a causa della malattia che affliggeva la moglie, l’Alzheimer. La convivenza tra i due era diventata difficile e l’ennesimo litigio si rivelò l’ultimo. Prese la Beretta e uccise la moglie, un colpo alla testa. Sacchi fu arrestato, ma l’ambiente del carcere non era quello adatto a un uomo della sua età.