LUCA AMODIO
Cronaca

Omicidio: era incapace di intendere?. Sacchi, una perizia di semi-infermità

Uccise la moglie ma non sarebbe stato in grado di capire: l’esito ufficiale nell’incidente probatorio

Omicidio: era incapace di intendere?. Sacchi, una perizia di semi-infermità

Il condominio dell’appartamento in viale Giotto 162 dove lo scorso giugno Sacchi uccise la moglie

Semi infermità mentale. Sarebbe stato incapace di intendere e volere quando ha ammazzato la moglie con un colpo di pistola alla testa. La perizia psichiatrica disposta su Alessandro Sacchi, 80 anni, avrebbe prodotto questa conclusione. Gli esperti saranno ascoltati domani nell’incidente probatorio in tribunale. L’approfondimento era stato richiesto dal pm Marco Dioni, titolare del fascicolo per omicidio volontario. La richiesta aveva ricevuto il placet degli avvocati della difesa. Sacchi nel giugno scorso uccise la compagna di vita malata di Alzheimer: a difenderlo l’avvocato Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi. L’incarico era stato conferito il 16 settembre scorso al dottor Massimo Marchi, volto noto anche nelle aule di tribunale per altri casi di cronaca nera che erano finiti sulla sua scrivania. L’esame aveva l’obiettivo di sciogliere tre interrogativi. In primo luogo andava accertato se l’imputato fosse capace di intendere e volere. Una condizione necessaria per stabilire poi se Sacchi sia in grado (o meno) di partecipare attivamente al processo (e se in caso di incapacità se tale condizione sia reversibile o meno). E poi c’è l’ultimo nodo da sciogliere: valutare se l’uxoricida sia socialmente pericoloso o no.

Il primo dei tre interrogativi è un aspetto chiave dal punto di vista procedurale e ai fini del processo. La decisione spetterà in primis al pm che dovrà decidere se fare o meno richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Sacchi.

Intanto domani ci sarà l’incidente probatorio: il perito verrà ascoltato in aula e le sue conclusioni verrannno "congelate", cioè potrebbero essere usate come prova, qualora si arrivasse a processo.

Nel frattempo Sacchi è ai domiciliari alla Rsa in via Fossombroni. Lo scorso 21 giugno esplose un colpo verso la moglie Serenella Mugnai. Agli agenti della squadra mobile di Arezzo che arrivarono nell’appartamento in viale Giotto 162 disse di esser esausto. "Non ce la facevo più", queste le sue parole, drammatiche ed esauste. Fu lui stesso ad avvertire la polizia.

L’80enne era provato a causa della malattia che affliggeva la moglie, l’Alzheimer. La convivenza tra i due era diventata difficile e l’ennesimo litigio si rivelò l’ultimo. Prese la Beretta, ereditata dal padre (arma non denunciata) e uccise la moglie. Un colpo alla testa.

La goccia che fece traboccare il vaso? Forse un banale litigio sul bucato o il fatto che la moglie non voleva andare a dormire. I due avrebbero festeggiato l’anniversario da lì a pochi giorni. Sacchi venne arrestato, recluso in cella, ma l’ambiente non era quello idoneo ad un uomo della sua età.