
Omicidio Talarico
Arezzo, 19 febbraio 2022 - Un’oscura faida di paese, fra ndrine (cosche) rivali, sulle montagne (la Sila) fra Catanzaro e Crotone, nel cuore della Calabria più dimenticata e misteriosa. Sì, ora che, dopo 16 anni di buio, c’è la lista dei dieci indagati per il duplice omicidio volontario, di stampo mafioso, dei due fratelli Talarico (Angelo ed Ettore), cioè la possibile risposta alla domanda chi uccise?, viene spontaneo di chiedersi perchè. E la replica che affiora margine dell’indagine che riapre uno squarcio in un delitto mai risolto, da fonti investigative ufficiose, è sempre la stessa, quella che si era affacciata fin dalle prime ore: un’altra delle vendette di una guerra di Ndrangheta sanguinosa e senza pietà, quella fra i Carpino e i Bubbo, padroni di paesini come Cerva, da dove venivano i fratelli, intorno ai mille abitanti, Petronà, po- co più grande, e altri che già si affacciano verso il mare o verso le colline di Cutro, famosa perchè lì risiede il potere dei Grande Aracri, uno dei clan che si sono ramificati fino al centronord. Non a caso, fra i dieci indagati che l’8 marzo dovranno sottoporsi all’esame del Dna ci sono due Bubbo, Filippo e Raffaele, mentre i Talarico appartenevano alla fazione nemica dei Carpino, con Ettore, il più giovane, 35 anni nella notte fra il 7 e l’8 aprile 2006 del delitto, sospettato a sua volta di aver partecipato all’omicidio di Luigi Barberio, ex carabiniere, considerato vicino ai Bubbo, giustiziato dentro la sua auto. Anche Ettore era già stato convocato per la prova del Dna, ma i killer di Ndrangheta arrivarono prima, con un rituale preciso. I due fratelli che spariscono dopo una cena a San Giovanni Valdarno, dove vivevano (lavoravano come muratori nel fiorentino) il venerdì e vengono ritrovati nella buca approssimativa del Borro delle Caprenne, località Tasso, comune di Terranuova. Coperti frettolosamente con la calce viva, sì per evitare il cattivo odore ma anche secondo una precisa simbologia di mafia: niente deve rimanere di chi è sospettato di aver ucciso un uomo d’onore. La scoperta avvenne domenica 9 aprile, poche ore dopo la denuncia di scomparsa fatta dalle mogli rimaste in Calabria. Bene, ma perchè dieci indagati proprio ora, 16 anni dopo? Le fonti investigative dei carabinieri si chiudono a riccio. Parlano solo di un cold case, di un delitto irrisolto che si riprende in mano adesso alla luce di tecniche di indagine scientifica che nel 2006 non c’erano, soprattutto per il Dna. Se poi gli accusati siano i sospettati del tempo (alle inchiesta parteciparono pure Dda e carabinieri calabresi) o se li chiamino in causa ora nuovi sviluppi della Dda fiorentina (Pm Giuseppina Mione) e magari qualche pentito, è questione sulla quale nessuno si sbilancia. Altro tema è se ci sia un collegamento fra il delitto di allora e le infiltrazioni ndranghetiste che di tanto in emergono in Valdarno, dalle discariche al Keu. Uno degli accusati, Eliseo Greco, di Marcedusa (Catanzaro), vive da tempo a San Giovanni, dove ha un’impresa edile. Allo stato attuale niente di certo. Solo suggestioni, le liquida chi indaga. Di certo c’è solo il gruppo di fuoco che sparò alla nuca dei Talarico. Un’esecuzione. Ci sono i killer del 2006 fra i dieci indagati