REDAZIONE AREZZO

Operazioni, tutto in regola Clinica e medici prosciolti

Si sgonfia dal Gup il caso degli interventi alla schiena contestati per i rimborsi "Il fatto non sussiste". I due interventi possibili erano pagati la stessa cifra.

Operazioni, tutto in regola Clinica e medici prosciolti

Era un intervento chirurgico da mille pazienti circa all’anno nel complesso delle cliniche aretine. E contro il quale si era scagliata con un’inchiesta delle sue la trasmissione Report, gridando al turismo sanitario. E tutto per uno di quelle operazioni delle quali fai fatica a pronunciare il nome. Si chiama artrodesi, un sostanziale intervento di saldatura delle vertebre per abbattere il mal di schiena. Ne è nata un’inchiesta, con dieci chirurghi e una clinica privata nel mirino, la San Giuseppe. E tutto si è sgonfiato ieri, davanti al Gup Claudio Lara. Gup che ha deciso il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.

Il nodo era quello dei rimborsi legati a quel tipo di interventi. Per la precisione artrodesi posteriori invece che artrodesi anteriori: le indagini ipotizzavano che la scelta chirurgica non fosse in linea con le esigenze del paziente ma con quelle dei rimborsi garantiti.

E alla fine è stato proprio il punto sul quale l’inchiesta è franata davanti al Gup. Motivo? Fino al 2020 inoltrato, ha indicato la difesa guidata dall’avvocato Luca Fanfani, i due rimborsi erano esattamente uguali. Solo successivamente le due voci si sarebbero divise tra loro. La Asl, in linea con buona parte della sanità nazionale, saldava esattamente la stessa cifra. E quindi non poteva l’eventuale truffa essere costruita, deve essere stata la valutazione finale del giudice, su una forbice che praticamente non esisteva: perché il conto sarebbe stato esattamente lo stesso.

"Nessuna frode e nulla di irregolare" esclama con sollievo l’avvocato di Assisi Project Matteo Uslenghi, che difendeva proprio la casa di cura. "E la soddisfazione conferma ancora una volta la validità del sistema 231, cui il gruppo Korian dedica attenzione in tutte le realtà".

E Fanfani, legale invece di tre dei professori di spicco nella neurochirurgia prosciolti, va oltre. "Inchieste giornalistiche e indagini penali non sono sinonimi e l’epilogo di questo processo ne è la prova".

L’inchiesta nella sua fase iniziale si era rivolta al complesso delle cliniche aretine, poi attraverso una serie di perizie il quadro si era ridotto, concentrando l’attenzione proprio sulla San Giuseppe. Tra l’altro accusata da una lettera con i contorni del giallo: perché era firmata apparentemente dallo stesso direttore sanitario della clinica Mauro Marzi. Un outing, pur il testo puntando il dito sui professionisti? No, perché nei fatti quella lettera è risultata "apocrifa", quindi non collegabile al responsabile. Uno dei tanti punti interrogativi di questa inchiesta, confluita nel proscioglimento di ieri.

Che tra gli altri coinvolge in prima persona lo stesso Marzi, quindi uscito come gli altri completamente pulito dalla vicenda. Buona parte di quegli interventi erano condotti su pazienti in arrivo da fuori Arezzo, come è nella prassi della sanità privata aretina. Arrivavano con il mal di schiena, ripartivano dopo l’operazione. Sarebbe interessante scoprire quanti di questi siamo guariti: ma questa sarebbe davvero un’altra storia.

Alberto Pierini