Arezzo, 5 ottobre 2020 - Ore 15.36. L'affluenza alle urne si attesta al 56,5%. In pratica hanno votato 43928 aretini contro i 77804 che erano chiamati a pronunciarsi. La forbice con i risultati del primo turno si è allargata al lunedì oltre quanto non fosse a ieri sera. Il dato è comunque superiore a quello di cinque anni fa, le ultime comunali, ma allora si votava in un giorno solo.
E’ come leggere il futuro sui fondi di caffè oppure dentro una palla di cristallo da chiromante. Che significa quel leggero scarto (trepunti) che alle 23 si registra fra il tasso di affluenza del primo turno (47,3 per cento) e quello del ballottaggio (44,5)? Chi favorisce, ammesso che ci sia qualcuno favorito, una partecipazione al voto che mai, nella storia degli spareggi a sindaco, era stata così poco distante fra i due turni di voto?
Di sicuro c’è solo che oggi a Palazzo Cavallo ci sarà un nuovo padrone, che poi potrebbe essere quello vecchio se Alessandro Ghinelli dovesse ottenere (da favorito, in nettissimo vantaggio) la conferma in carica, ma Luciano Ralli, il medico del centrosinistra può ancora giocarsela, sia pure in una partita nella quale deve rimontare ben dodici punti (47 a 35 due settimane fa).
Allo stato delle cose, il tasso di affluenza pare dire che non solo sono tornati a votare quelli che al primo turno avevano scelto i duellanti di centrodestra e centrosinistra, ma anche buona parte di quanti allora aveva optato per un altro dei sei candidati esclusi, che tutti insieme avevano raccolto il 16-17 per cento.
E’ un dato politico importante non solo perchè testimonia di una forte volontà di partecipazione che sale dal basso ma anche perchè adesso bisogna capire da quale delle due parti della bilancia si schiereranno coloro che due settimane fa non avevano votato nè Ralli nè Ghinelli.
Si ripartiranno equamente fra i due, il che significherebe vittoria del sindaco attuale, oppure penderanno più dal lato di Ralli? E in quest’ultimo scenario, basterebbero al medico del centrosinistra per colmare il distacco del primo turno oppure al massimo servirebbero a rendere la forbici un po’ più stretta? Domande su domande alle quali potrà rispondere oggi pomeriggio dalle 15 lo spoglio delle schede.
Di solito, al ballottaggio il lavoro degli scrutatori è più semplice, quindi il risultato potrebbe arrivare nel giro di un’ora e mezzo-due. Cinque anni fa, per dire, la vittoria di Ghinelli su Matteo Bracciali era già chiara intorno a mezzanotte e mezzo, con una conta dei voti cominciata alle 23 della domenica e risolta da una volata di stretta misura, chiusa alla fine da un vantaggio di appena 300 schede.
Certo è che nella storia dei cinque ballottaggi per il sindaco, mai lo scarto di affluenza fra primo e secondo turno era stato così ridotto. Nel 1995 (successo del centrosinistra con Paolo Ricci) fu di otto punti percentuali, cinque anni fa di dieci, nel 1999 (Luigi Lucherini vincente) addirittura di quindici. Solo nel 2004, spareggio all’ultimo respiro fra lo stesso Lucherini e Monica Bettoni, il distacco di partecipazione fra i due turni di voto fu di appena 4 lunghezze e spiccioli.
Ma quella fu una partita decisa all’ultimo tuffo. Secondo gli analisti del voto di centrosinistra, questa affluenza più lieve delle previsioni è distribuita uniformemente su quasi tutte le 97 sezioni. I calcoli del centrodestra parlano invece di una partecipazione maggiore nei seggi in cui Ghinelli era andato meglio e minore in quelli in cui Ralli aveva registrato i dati più alti.
Ma sono i soliti conti della vigilia, quelli che servono a riempire le ore dell’attesa. Conta solo la partita vera, le cifre che usciranno dalle urne. Non sull’affluenza ma sui voti reali degli sfidanti, uno solo dei quali sarà il dodicesimo sind