Arezzo, 12 novembre 2018 - Comanda sempre il cliente, anche quando è musulmano. Soprattutto se è nei paesi islamici che finisce la gran parte dell’export aretino di gioielli, grosso modo i due terzi delle esportazioni totali della provincia e persino i tre quarti se si guarda al fatturato totale del settore manifatturiero. Eccolo, dunque, il motivo fondamentale che ha portato allo spostamento, annunciato nei giorni scorsi, di una data ormai canonica, quella di Oro Arezzo, la principale delle fiere cittadine dedicate al settore nonchè una delle principali d’Italia, la sorella maggiore di Gold Italy andata in archivio appena qualche settimana fa.
Non più il primo weekend di maggio, come era nelle tradizioni da quando si era abbandonata la prima collocazione a settembre, ma il fine settimana fra il 6 e il 9 aprile. Prima ancora di Pasqua, che cade il 21 aprile. Cosa è successo per indurre Arezzo Fiere e Ieg, il gigante fieristico che ha ormai acquisito in pianta stabile il controllo di Oro Arezzo e Gold Italy, a modificare un calendario già fissato?
Sono bastate appunto le rimostranze degli operatori, principalmente i buyers, di religione islamica, che hanno fatto presente come le date inizialmente programmate coincidessero con il Ramadan, ossia il periodo più sacro per i musulmani, quello nel quale loro fanno persino fatica a spostarsi e viaggiare. In queste condizioni, hanno spiegato, noi non potremo partecipare.
Non era un pericolo da poco per un mercato, quello delle aziende aretine, che vive principalmente di esportazioni verso i territori dell’Islam. C’è bisogno di ricordare che Dubai, per quanto in discesa da anni, resta di gran lunga il principale canale di sbocco dei gioielli nostrani? E che Hong Kong, al secondo posto, è un hub al quale attingono altre tigri asiatiche (nel senso di paesi in forte espansione) come Malaysia e Indonesia, entrambe musulmane. Senza dimenticare la Turchia, terzo mercato dell’oro locale, in cui una fortissima ondata di ritorno alla religiosità islamica sta soppiantando la laicità di un tempo.
Anticipare, quindi, era una necessità per evitare il fallimento della fiera, e c’era da considerare anche la Pasqua ebraica (molti operatori americani appartengono a questa religione) che cade a ridosso di quella cristiana. Ne è uscita la scelta di partire un mese prima. Cambia date, intanto, anche un altro vecchio cavallo di battaglia di Arezzo Fiere, Agri&tour che parte giovedì per concludersi il giorno dopo, senza più toccare il fine settimana.
Il vecchio format era logoro, come aveva dimostrato il calo di un anno fa. Si è scelto dunque di puntare su una manifestazione centrata sugli espositori agrituristici veri e propri, con meno spazi per gli stand aperti al pubblico esterno. Meno prodotti a chilometro zero, più spazio alla formazione degli specialisti. Ora bisogna vedere se funziona.