"VicenzaOro è stato un ritorno al passato. Abbiamo vissuto il clima, le sensazioni che si respiravano prima del Covid". Il presidente della Consulta orafa, Luca Parrini, è tornato dalla cinque giorni vicentina, l’appuntamento che apre il calendario mondiale delle fiere di settore, con ottimismo e slancio.
"Questo indipendentemente dai dati ufficiali che ancora non abbiamo. L’impressione è più che positiva. Un dato, trapelato, ce ne dà poi conferma: un aumento del 7% dei buyers" continua Parrini. Anche quest’anno Arezzo è stata protagonista in fiera con duecento imprese presenti su un totale di 1.300 espositori. "Le nostre aziende erano partite alla volta della fiera con una sete particolare: avere un rapporto vis a vis con i clienti per avere un sentore del repentino aumento del prezzo dell’oro avuto proprio prima della fiera. Quello che è emerso, contrariamente ai nostri timori, è che i clienti hanno voglia di programmazione. Probabilmente perché ci sarà stato un adeguamento dei prezzi e quindi un conseguente assorbimento dell’oscillazione del metallo. Ora dobbiamo attendere due settimane per concretizzare gli ordini fino ad ora su carta, ma una buona percentuale è già stata confermata".
Buone sensazioni che mancavano da un po’ nel mondo orafo. Ma, c’è un ma e risponde al nome di dazi che Trump, appena insediato alla Casa Bianca, minaccia di imporre all’Europa. "L’unica cosa che potrebbe metterci i bastoni tra le ruote sono i dazi. Il mercato americano è tornato con prepotenza a 360 gradi, su tutti gli articoli; se ci fosse una applicazione, si parla del 15-20 %, sarebbe una dura batosta per il mondo dell’oro".
Gabella che andrebbe a sommarsi ad "uno storico dazio del 5%, a cui nessuno fa più caso. Se così fosse vorrebbe dire non lavorare più. Su 80 euro, il costo della materia prima, queste percentuali sarebbero una cifra molto importante". Quindi in fiera un ritorno importante degli Stati Uniti, mentre la Turchia conferma il suo valore. Sempre forte Dubai; bene anche l’Europa con Francia e Germania.
"Va fatto un plauso a Ieg. Adesso ci auguriamo che lo stesso lavoro venga fatto anche ad Arezzo, ovvero riuscire ad internazionalizzare la fiera anche da un tra gli espositori. Portarli aiuterebbe a catturare più buyers. È solo questo forse che manca alla nostra fiera. Sui 400 italiani garantiti, se ci fossero 200 stranieri, non sarebbe male. Certo non abbiamo lo spazio di Vicenza, ma in passato ci sono stati fino a 700 espositori. Dopo aver respirato un’aria nuova, adesso ci auguriamo di tornare a quei livelli".