ANGELA BALDI
Cronaca

Oro, vita, bellezza e luce. L’arte di Rossi in Fraternita

Nella capitale italiana dell’oreficeria, una mostra per esplorare i significati dell’oro nell’arte attraverso i secoli. Sarà ospitata negli spazi della...

Nella capitale italiana dell’oreficeria, una mostra per esplorare i significati dell’oro nell’arte attraverso i secoli. Sarà ospitata negli spazi della...

Nella capitale italiana dell’oreficeria, una mostra per esplorare i significati dell’oro nell’arte attraverso i secoli. Sarà ospitata negli spazi della...

Nella capitale italiana dell’oreficeria, una mostra per esplorare i significati dell’oro nell’arte attraverso i secoli. Sarà ospitata negli spazi della Fraternita dei Laici "Oro. Tesoro, Bellezza, Luce, Vita", personale dell’artista Filippo Rossi a cura di monsignor Timothy Verdon.

L’utilizzo dell’oro contraddistingue da oltre 30 anni la ricerca artistica di Rossi, declinato in prospettive sia materiali che estetiche, sia teologiche che cosmiche. In questo l’artista si rimette ai maestri di cui scrisse Giorgio Vasari, i quali nell’oro vedevano ricchezza materiale e ornamento, ma anche metafora di illuminazione spirituale e pienezza esistenziale.

Non a caso l’esposizione, che sarà inaugurata sabato prossimo alle 17.30, si inserisce nell’ambito di "Arezzo. La città di Vasari", sistema di celebrazioni per rendere omaggio al maestro aretino nei 450 anni dalla morte, promosso da Comune di Arezzo e Fondazione Cr Firenze con Fondazione Guido d’Arezzo, in collaborazione con Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, Gallerie degli Uffizi, con la curatela del comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi.

Saranno quattro gli ambienti attraverso cui si articolerà la mostra: "un percorso conoscitivo oltre che emotivo – come lo definisce l’artista stesso – dai secoli descritti dal Vasari fino al presente, mettendo in evidenza i valori che l’oro ha rappresentato". In ogni spazio le opere di Rossi affrontano l’oro da un punto di vista diverso, in dialogo con grandi capolavori del passato, in riproduzione. Nella prima sala, quella del "Tesoro", un dettaglio de "La miniera d’oro" di Jacopo Zucchi, discepolo e collaboratore di Vasari, farà da contrappunto a opere scultoree e dipinti di Rossi focalizzati sull’attrattiva fisica dell’oro, patrimonio di pochi che costa la fatica di molti. Si passa al secondo ambiente, dedicato alla Bellezza.

La connessione tra oro e avvenenza è un tema antico, già presente nel mito della mela aurea consegnata da Paride a Afrodite, come testimonia il dipinto di Peter Paul Rubens "Giudizio di Paride". Partendo da questa suggestione Rossi applica una foglia d’oro su materiali diversi trasmettendo sensazioni tattili tra sensuale e sacro. Si procede verso la "Luce": l’oro utilizzato per connotare le stelle o il sole, come fece Gentile da Fabriano nella sua "Fuga in Egitto", richiama uno dei temi prediletti di Rossi, il Cristo come luce, rappresentato da un monumentale "Albero della Vita", 4 metri di foglia d’oro su tela. Infine la "Vita", ultimo passaggio della mostra.