di Alberto Pierini
"Non sono cattivo, mi dipingono così": Enrico Rossi, a pochi mesi dalla staffetta che chiuderà il suo lungo "regno" regionale, si racconta come Jessica Rabbit. Non ne ha le forme ma la voce sì, anche perché la estrae ad arte dai profondi sussurri dei suoi interventi. "La sanità non è solo tecnologia, è anche pensiero" esclama alludendo alle regioni che secondo lui hanno fatto peggio della Toscana. Non le cita, al massimo indica l’ubicazione geografica con il dito verso il nord. "E’ una partita vinta nei dati: ma che non finisce qui".
E in effetti è il giorno soprattutto per lanciare la fase 3, alla quale il direttore Antonio D’Urso si fa trovare preparato, snocciolando numeri, cifre, progetti. Fino alla diapositiva più ad effetto e che Rossi ammira tranquillo, contento di aver scavalcato il termoscanner (prima lo blocca perché sopra 37,5 ma era solo l’effetto sole) forse anche perché fatalmente non sarà lui a dover allargare i cordoni della spesa. La nuova rete ospedaliera sarà rilanciata con un piano da cento milioni. Non tutta la rete, nei prossimi giorni sarà presentato un progetto per la Gruccia. Ottanta solo al San Donato, considerando i 15 già stanziati per il nuovo blocco operatorio. Due per la Fratta, sei per Bibbiena, 12 per Sansepolcro. Le diapositive scorrono precipitose, i ragionamenti no. La Asl e la Regione rivendicano la linea dell’approccio al Covid: le quarantene di 14 giorni, le cure a domicilio, le Usca di casa in casa, lo scarso uso della rianimazione. Non rivendicano lo svuotamento dell’ospedale. "Necessario – commenta Rossi – a fronte di un’emergenza ma da ora in poi la priorità è rafforzare la risposta e creare strutture flessibili in grado di non essere smobilitate".
In testa le chirurgie. Che nel nuovo ospedale si insedieranno tra il secondo e il terzo settore, collegate al blocco operatorio, che vanterà 10 sale. "La sanità pubblica non sceglie chi curare, cura tutti". Da qui la priorità: il potenziamento della terapia intensiva, da 11 a 30 letti.
"I primi otto – conferma D’Urso – sono già deliberati". Lo dice in risposta alla domanda sotto pelle: i tempi? I tempi a volte macchinosi che hanno preceduto la sanità del pre Covid? "La Regione farà la sua parte: credo e spero anche con i soldi del Mes, non voglio credere si possano respingere contributi a interessi zero, così vantaggiosi non li ho mai trovati" ironizza Rossi, forse per una volta cattivo davvero.
Intanto ha stanziato 50 milioni per moltiplicare i letti di cure intermedie. Oltre 300 solo in questa Asl. "Il S.Donato sarà potenziato, un piano che precede il Covid, che poi ha confermato la scelta di investire in sanità". Le assunzioni, ricorda, erano bloccate dal 2004: al primo sblocco ci sono stati 2000 ingressi, "1600 infermieri e 400 medici".
Si complimenta con D’Urso per la risposta territoriale. Ma riporta gli ospedali al centro. "Lì dove sono diventati tramite di infezioni è saltato tutto: da noi non è successo". Risponde anche secco alle critiche sull’ordinanza degli alberghi sanitari, "Se una famiglia è numerosa devi tutelare chi non è malato, che lo siano soprattutto quelle di stranieri non è un mistero". D’Urso chiama in causa i medici ma pochi corrono al microfono. "Un pessimo segno – commenta l’assessore comunale Lucia Tanti – verificheremo con il sindaco i motivi. Bene l’impegno ad un ritorno alla normalità, male la difesa delle aree vaste". Le posizioni restano quelle, il Covid non ha cambiato proprio tutto. La normalità è la coccarda che Rossi mette all’occhiello. "Stiamo ripristinando tutto a tempo di record". E forse lo dice per convincere tutti che non è proprio cattivo.