Padre Giovanni è solo. Giuseppe è a Fiesole ma lui non si arrende:: "Voglio restare qui"

Il fratello maggiore ha ceduto ed ha lasciato il santuario domenica sera "Situazione difficile, soffrono anche le persone accanto a noi". I messaggi di sostegno, le visite dei fedeli e gli interrogativi sul futuro.

Padre Giovanni è solo. Giuseppe è a Fiesole ma lui non si arrende:: "Voglio restare qui"

Padre Giovanni è solo. Giuseppe è a Fiesole ma lui non si arrende:: "Voglio restare qui"

di Matteo Marzotti

BIBBIENA

Il cellulare squilla di continuo, e scambiare due parole con Padre Giovanni all’ingresso del santuario di Santa Maria del Sasso significa anche assistere alla visita di alcuni fedeli che vengo a portare un saluto, a fare forza al religioso, chiedendo notizie del fratello, Padre Giuseppe. "È già partito - risponde Padre Giovanni - sono venuti a prenderlo ieri sera i miei nipoti per portarlo vicino Prato e oggi (ieri, ndr) si trasferirà a Fiesole". La vicenda dei due frati domenicani di cui l’ordine ha disposto il trasferimento nella struttura di Fiesole è arrivata al giorno fatidico, quello che per i due religiosi sarebbe stato l’ultimo nella struttura casentinese. Per l’ordine i loro 87 anni (Padre Giovanni) e 91 anni (Padre Giuseppe) sono uno dei motivi alla base del trasferimento.

"Fiesole la considero l’ultima spiaggia, lì ci si va per morire" spiega senza mezzi termini Padre Giovanni, riferendosi alla casa di riposo a cui è stato destinato dai suoi superiori.

Alla fine suo fratello ha accettato questa destinazione.

"Si fa portare come una pecora al macello, è il suo carattere. Si è lasciato convincere dopo aver vissuto alcune settimane difficile, da quando è emersa questa notizia che è poi diventata di dominio pubblico. È vero che aveva difficoltà nel camminare, ma lui è andato giù solamente per via di tutta questa vicenda".

Cosa vi siete detti, come vi siete salutati?

"Sono venuti i nostri nipoti a prenderlo ieri sera (domenica, ndr) e sinceramente ho preferito non vederlo partire, non c’è stato un vero e proprio saluto. L’ho invitato a non arrendersi, a non accettare questo trasferimento. Finchè puoi resta qui gli dicevo e gli ho ripetuto per diversi giorni. Diamo tempo al tempo, aspettiamo, ma lui, ormai, moralmente era rimasto colpito da quanto accaduto e si è arreso".

Ieri ha potuto celebrare l’ultima messa al santuario.

"Gli è stato concesso per poter salutare i tanti fedeli, anche se sarebbe meglio dire i tanti amici e le persone che ci sono sempre state vicine".

Lei adesso come passa le sue giornate?

"Ogni giorno alle 11 celebro messa, ma da solo, a porte chiuse all’interno della chiesa. Con gli altri fratelli poi condivido il refettorio, diciamo che sono sopportato - dice sorridendo Padre Giovanni - ufficialmente non dovrei essere qui, sono abusivo ma io non mi muovo".

Ha ricevuto nuove chiamate dal suo ordine? Ci sono aggiornamenti?

"Non ho sentito nessuno, secondo loro dovevo essere già andato via. Sicuramente da Roma prenderanno provvedimenti".

Teme ripercussioni?

"Non ho ricevuto minacce esplicite, magari mi metteranno davanti al dover prendere una decisione, ma non so proprio cosa aspettarmi. Secondo loro dovevo essere già partito con mio fratello, ma io qui ci sono nato: la casa dove abitavo con i miei genitori è proprio qui vicino e qui ho trascorso buona parte della mia vita, oltre al periodo ad Arezzo e a quello dello studio".

Che effetto le ha fatto ricevere il sostegno di così tante persone. Anche il vescovo Migliavacca è venuto a farvi visita.

"Tanto affetto, ma mi rendo conto che anche le persone accanto a me e mio fratello soffrono di questa situazione. Il vescovo ci è stato molto vicino. È stato davvero un bel segno il suo. Mi spiace a chi pensa che questo no al trasferimento sia motivo di scandalo. Non lo è affatto. Noi religiosi alla fine siamo qui non per essere serviti, ma per servire e le persone sono le prime destinatarie delle nostri azioni".