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Pane e olio a mensa: è polemica
Montevarchi (Arezzo), 11 febbraio 2025 – Il piatto del vicino è sempre più verde. O anche rosso come il ragù oppure profumato come un buon brasato. Ma il pranzo non è più uguale per tutti. Neanche a mensa, tra i grembiulini dei bambini e la fame tipica dei sei o dei sette anni. Soprattutto a Montevarchi, in provincia di Arezzo, dove il pasto dei più piccoli è in bilico. Papà e mamma hanno pagato il contributo? Avanti il ragù. Non hanno pagato e sono morosi da mesi? Pane e olio. La “fettunta“, un must in Toscana che il mondo ci invidia, specie se condita con l’olio nuovo e un pizzico di sale. Ma per qualche bambino è diventata una “condanna”.
Il Comune ha deciso il giro di vite contro le famiglie che non pagano da tempo il servizio mensa. E ha cominciato ad applicare il regolamento: non puoi tenere i piccoli a stecchetto, ma per colpa dei genitori a tavola per loro c’è solo pane e olio. Una sorte contro la quale il Pd è insorto e che il sindaco Silvia Chiassai Martini difende a spada tratta. “Non capisco lo scandalo. Quest’anno – risponde sicura – è la prima volta che viene applicato il pasto sostitutivo. Da settembre a oggi ci sono famiglie che non hanno pagato la retta. E questo, tradotto in cifre, significa 85mila euro di minori entrate nel bilancio comunale. Dopo numerose sollecitazioni, come previsto dal regolamento, scatta il pasto sostitutivo per i figli delle famiglie morose, approvato da una dietista”.
Eppoi, rincara la dose: “Ci sono famiglie che dimenticano un po’ troppo spesso di rispettare le regole e di fare il proprio dovere, come gli altri genitori puntuali nel saldo del servizio”. La ‘cura’ della fettunta, scandisce la battagliera sindaca del centrodestra, ha dato i suoi frutti: “Nel giro di tre giorni dall’introduzione del pasto sostitutivo il buco di 85mila euro si è ridotto a seimila”. Insomma, davanti alla cinghia tirata dei figli, i genitori hanno pagato e in qualche piatto di fettunta sono tornati ragù e brasato. Eppure una quindicina di bambini sono ancora alla dieta saporita, ma forzata: “Sono le famiglie che devono rimettersi in pari con i pagamenti. Va detto che chi non può sostenere i costi del servizio, viene aiutato dal Comune attraverso i servizi sociali”.
Una linea, quella della fettunta, che divide la città. E diventa un caso, oltre i confini valdarnesi. L’assessore regionale all’istruzione Alessandra Nardini attacca: “Vergognoso e inaccettabile far pagare alle bambine e ai bambini, umiliandoli e discriminandoli, responsabilità che non sono loro. È tanto più inaccettabile che questo accada a scuola, ossia nel luogo che più di tutti dovrebbe essere uno spazio di uguaglianza e pari opportunità per tutte le bambine e i bambini, a prescindere dalle condizioni economiche delle loro famiglie o dalle loro scelte”.
Poi l’affondo alla sindaca: “Il ministro Valditara aveva parlato di umiliazione come fattore di crescita, evidentemente la sindaca Chiassai lo ha preso alla lettera e dunque mi rivolgo a lei chiedendole che torni indietro rispetto a questa scelta vergognosa”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Pd montevarchino: “Non si possono creare discriminazioni tra i bambini. Questa modalità, già in passato oggetto di polemiche e critiche da parte di famiglie e cittadini rappresenta una pratica inaccettabile, ingiusta e lesiva per i bambini coinvolti”. Controreplica di Chiassai: “Quando sono arrivata in Comune il regolamento della precedente giunta di sinistra prevedeva la sospensione del pasto per le famiglie morose. Noi lo abbiamo cambiato proprio per non lasciare a digiuno i bambini”.
Meglio il piatto vuoto o una bruschetta? Montevarchi si divide intorno ai tavoli della mensa. Nessuno pretende spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè, anche se sono i giorni di Sanremo e il ricordo di Fred Bongusto si rinnova. Ma un pasto che sia uguale per tutti e non crei una trincea insuperabile. Una trincea, insiste l’opposizione, che si misura anche nella ricaduta psicologica di ritrovarsi davanti a un piatto mezzo vuoto. “Basta rispettare le regole e il menu torna quello di prima”, chiosa la sindaca. Come dire: a mali estremi, estremi rimedi. Anche se, forse, sarebbe più tentata di mandare qualcuno a letto senza cena: i genitori.