Arezzo, 22 dicembre 2024 – “A fine mese sospendiamo la produzione, decideremo a gennaio...”. Non riesce a finire la frase con l’unica parola che non vuole pronunciare: chiusura. Perché Andrea Fastoni è in battaglia e non molla, ma fa i conti con il peso della crisi piombata sul distretto moda. Una crisi che spezza gli ordini, taglia i profitti e fa lievitare le spese. Insieme a Roberto Malossi guida la fabbrica di Soci dove il filo di lana diventa il tessuto col ricciolo richiesto in tutto il mondo. Lo stesso tessuto portato alla ribalta del jet set internazionale da Audrey Hepburn che nel film “Colazione da Tiffany” indossava il cappotto di lana del Casentino color becco d’oca. In mezzo sono passate tempeste e ascese economiche, come quella post Covid con gli ordini schizzati in alto e produzione no stop. Ora il morso della crisi mette a rischio la sopravvivenza di un prodotto di eccellenza e il futuro di tredici artigiani che lavorano nell’azienda. Se si ferma Soci, l’effetto ricade sull’indotto, circa centocinquanta posti di lavoro nella valle aretina. “La difficoltà che sta attraversando il distretto moda, gli aumenti del costo dell’energia, la riduzione degli ordini hanno creato una situazione difficile da sostenere da soli. Serve un’azione collettiva con l’impegno in primis, di governo e Regione”, spiegano Fastoni e Malossi.
Che in attesa di “fatti concreti” a fine mese metteranno in stand by i macchinari. Nel frattempo hanno scritto una lettera-appello al governatore toscano Eugenio Giani che ha già seguito la vicenda del Panno Casentino, ai consiglieri regionali Vincenzo Ceccarelli e Lucia De Robertis, al sindaco di Bibbiena Filippo Vagnoli e ai vertici aretini dei sindacati. Ceccarelli e De Robertis sollecitano il governo a intervenire con risorse ad hoc. E dalla fabbrica rilanciano.
“Chiediamo un intervento urgente in primis dal governo affinché in Finanziaria sblocchi risorse da destinare alla salvaguardia di un prodotto unico al mondo che vive da trecento anni e non può morire così. Vogliamo andare avanti e investire ma abbiamo bisogno di un sostegno concreto. Io e Roberto abbiamo messo in azienda i nostri risparmi e ora siamo nella condizione di non poter più intervenire. Se davvero il Panno sta a cuore alle istituzioni, è il momento di dimostrarlo con i fatti”. Fastoni e Malossi hanno resistito alla tempesta dell’amministrazione controllata, investito nei macchinari e rilanciato l’attività. Ma in questa fase pagano lo scotto di un paradosso: dopo aver tirato fuori la fabbrica dalle sabbie mobili giudiziarie con una mobilitazione che ha visto tra i protagonisti la Regione, ora manca il lavoro. Sul libro aziendale ci sono i numeri del trend negli ultimi due anni: “Nel 2022 abbiamo fatturato oltre un milione e mezzo per la produzione complessiva; nel 2023 il fatturato è sceso a un milione e rischiamo di chiudere il bilancio 2024 a 700mila euro”.