di Lucia BigozziAREZZOC’è una data che segna il giro di boa: 31 dicembre. È il giorno in cui le macchine che creano il Panno Casentino si fermeranno. "Sospendiamo la produzione, decideremo a gennaio...". Lo dice con un groppo in gola Andrea Fastoni che con Roberto Malossi ha tenuto la barra dritta nel mare in tempesta di vicende giudiziarie ormai superate, ma ora affrontano un’altra sfida: la crisi del settore moda che sta mettendo a dura prova centinaia di aziende in tutta la provincia. Nella morsa degli effetti c’è anche la fabbrica storica di Soci dalla quale escono le pezze del pregiato tessuto di lana col ricciolo, poi trasformate in capi di abbigliamento dalle aziende della vallata aretina: un indotto che dà lavoro a circa duecento persone.
"La crisi della moda ha determinato una situazione difficile da sostenere da soli: riduzione degli ordini, aumento dei costi energetici. Serve un’azione collettiva con l’impegno in primis, di governo e Regione", spiegano Fastoni e Malossi. Che in attesa di "fatti a fine mese sospenderanno la produzione. Nel frattempo hanno scritto una lettera al governatore toscano Eugenio Giani che ha già seguito la vicenda del Panno Casentino, ai consiglieri regionali del Pd Vincenzo Ceccarelli e Lucia De Robertis, al sindaco di Bibbiena Filippo Vagnoli e ai vertici aretini dei sindacati. "Chiediamo un intervento urgente in primis dal governo affinchè in Finanziaria sblocchi risorse da destinare alla salvaguardia di un prodotto unico al mondo che vive da trecento anni e non può morire. Noi vogliamo andare avanti e investire ma abbiamo bisogno di un sostegno concreto per andare avanti. Io e Roberto abbiamo messo in azienda i nostri risparmi e adesso siamo nella condizione di non poter più intervenire. Se davvero il Panno sta a cuore alle istituzioni, ora è il momento di dimostrarlo non a parole ma con i fatti". Fastoni e Malossi titolari della fabbrica di Soci, hanno resistito alla tempesta dell’amministrazione controllata, investito nei macchinari e rilanciato l’attività. Ma in questa fase pagano lo scotto di un paradosso: dopo aver tirato fuori la fabbrica dalle sabbie mobili giudiziarie con una mobilitazione che ha visto tra i protagonisti la Regione con il governatore Giani, adesso manca il lavoro.
Sul libro aziendale ci sono i numeri del trend negli ultimi due anni: "Nel 2022 abbiamo fatturato oltre un milione e mezzo per la produzione complessiva; nel 2023 il fatturato è sceso a un milione e rischiamo di chiudere il bilancio 2024 a 700mila euro". L’appello è stato raccolto da Valerio Fabiani consigliere del presidente Giani per le crisi aziendali e dagli esponenti politici. Ceccarelli e De Robertis sollecitano l’intervento di Roma: "Il Panno del Casentino è il simbolo della nostra storia, della capacità manifatturiera toscana e di una tradizione che affonda le radici nel Medioevo. Non possiamo permettere che questa eccellenza venga cancellata". Commentando l’ordine del giorno presentato dal consigliere della Lega Marco Casucci aggiungono che l’atto approvato dall’assemblea "impegna il presidente della giunta regionale a sollecitare il governo affinchè adotti misure straordinarie per sostenere la Manifattura del Casentino, garantendo la sopravvivenza e il rilancio di un prodotto che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo".
Da parte sua Casucci chiede "al ministero del Made in Italy misure ad hoc per lo stabilimento e azioni di sostegno per la salvaguardia dell’occupazione". Ma nella fabbrica di Soci la clessidra gira senza sosta.