Un appello accorato: attenzione alla legge sulle aree idonee della Toscana, che il consiglio regionale andrà a breve ad approvare, perché il rischio è quello di favorire le società energetiche a scapito degli interessi delle popolazioni locali, della collettività e dell’ambiente, contrastando addirittura la normativa europea sul ripristino della natura, perché anziché aumentare del 50% le aree protette consegna il 30% delle ultime aree verdi alla speculazione. È la conclusione della Tess (Transizione Energetica Senza Speculazione) dopo il convegno di sabato scorso a Borgo San Lorenzo, al quale hanno preso parte rappresentanti dei comitati Appennino Sostenibile e Crinali Bene Comune, che si stanno battendo con forza per evitare l’installazione di pale eoliche alte quasi 200 metri sulla dorsale fra Alta Valmarecchia ed Emilia Romagna.
Perché si va verso questa strada? "La legge toscana favorisce l’industria delle energie rinnovabili che agisce con gli espropri, collocando i propri impianti secondo una logica di mero profitto economico – scrive la Tess - ovvero dove i terreni costano meno: nelle aree agricole, in quelle ricche di biodiversità e montane. In questo modo, terreni fertili saranno sterilizzati per lasciare spazio a pannelli fotovoltaici con danni incalcolabili all’agricoltura e gli Appennini verranno stravolti da colate di cemento e anche il paesaggio toscano sarà irrimediabilmente compromesso, con conseguenze anche sul turismo.
Manca inoltre una concertazione delle pianificazioni tra le Regioni limitrofe poiché i mega impianti eolici riversano i loro impatti anche nei territori circostanti: è noto che Emilia Romagna e Marche non siano d’accordo con gli intendimenti della Toscana. Tanti gli esperti intervenuti, così come gli esponenti istituzionali, mentre vi è stato rammarico per l’assenza dell’assessora regionale toscana Monia Monni.
La Coalizione Tess non è contraria alla transizione energetica: al contrario, auspica un’accelerazione della democratizzazione delle produzioni attraverso le comunità energetiche e un meccanismo che obblighi all’ utilizzo delle aree già disponibili (capannoni industriali, parcheggi, zone degradate e arterie autostradali e ferroviarie), che permettono ampiamente di raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea.