
È stata riaggiornata a mercoledì 30 aprile la terza conferenza dei servizi, tenutasi mercoledì e durata per ben cinque ore sul progetto eolico «Badia del Vento» che – lo ricordiamo – prevede l’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio appenninico di Badia Tedalda
Un duro braccio di ferro all’orizzonte fra due Regioni, peraltro dello stesso colore politico. Non escluso nemmeno un ricorso alle vie legali. È stata riaggiornata a mercoledì 30 aprile la terza conferenza dei servizi, tenutasi mercoledì e durata per ben cinque ore (dalle 10 alle 15), sul progetto eolico Badia del Vento che – lo ricordiamo – prevede l’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio appenninico di Badia Tedalda, con riferimento la frazione di Rofelle e con un marcato impatto paesaggistico anche nei confinanti Comuni di Casteldelci, in Emilia Romagna e di Borgo Pace, nelle Marche. Il motivo è legato alla mancata convocazione dell’Ente Parco del Sasso di Simone e Simoncello, coinvolto a pieno titolo ma mai finora invitato. Vi sarà dunque una quarta riunione, anche se lo scontro fra le Regioni appare inevitabile: la Toscana è infatti decisa ad andare per la sua strada, che significa autorizzazione alla realizzazione dell’impianto, nonostante i pareri negativi di Emilia Romagna e Marche e di altri enti e istituzioni, oltre che delle soprintendenze interessate. L’unico "alleato" della Regione Toscana è il sindaco di Badia Tedalda, Alberto Santucci, favorevole a questo e all’altro progetto, denominato "Poggio Tre Vescovi": nella convenzione stipulata con i progettisti, vi sono misure compensative per il suo Comune pari al 3% del fatturato.
È invece sul piede di guerra il suo collega Fabiano Tonielli di Casteldelci: "Se verrà dato l’ok all’apertura del cantiere – ha detto - denunceremo per disastro ambientale i capiufficio incaricati della Regione Toscana. Nel nostro territorio abbiamo problemi di dissesto idrogeologico e le altissime torri verrebbero installate nelle sommità delle cime più a rischio. È inutile che queste si trovino in Toscana: le conseguenze ricadrebbero anche su di noi e lo dicono chiaramente le relazioni stilate dai geologi e dal Cnr. Oltre al pessimo risvolto dal punto di vista estetico, c’è anche un problema di sicurezza. Lo stesso presidente della Toscana aveva a suo tempo assicurato che non si sarebbe fatto nulla, ma i servizi regionali di valutazione di incidenza hanno lavorato con la ditta proponente per cercare di superare i tanti ostacoli". C’è oltretutto una lettera di intenti, datata 18 gennaio scorso, fra i due governatori, Eugenio Giani e Michele De Pascale, per una gestione in maniera condivisa delle questioni relative anche alle zone di confine fra Toscana ed Emilia Romagna; al punto 3) si parla di Appennino e aree interne e di valorizzazione dei parchi naturali a livello sia ambientale che economico. Oltremodo determinata anche Romina Pierantoni, sindaco di Borgo Pace: "Il crinale dell’Appennino è da considerare un vero e proprio monumento – ha sottolineato – e mi sembra assurdo il suggestivo paragone che è stato fatto fra le pale alte quasi 200 metri e i mulini a vento, più bassi e non pertinenti con il nostro contesto, dicendo per giunta che non vi sarà impatto visivo. Il Comune che amministro ha partecipato alla conferenza dei servizi perché lo ha chiesto, non su specifico invito, quando invece è parte in causa; in secondo luogo, c’è una Toscana che sembra non voler ascoltare ragioni e allora mi domando: se i tanti pareri chiesti non vengono poi tenuti in considerazione, perché far perdere tempo agli enti? La mia sensazione è che la Toscana sia costretta ad allestire da qualche parte gli impianti eolici e che l’Appennino sia stato scelto come vittima sacrificale. Ma posso garantire che non staremo né zitti né fermi".