ALBERTO PIERINI
Cronaca

Pd alla conta: è l’ora delle primarie Settanta seggi con il rebus affluenza

Dalle 8 il voto: la mobilitazione della macchina del partito. Schlein avanti al primo turno, Bonaccini insegue. Sono lontani i record di Renzi (35mila alle urne nel 2013): all’ultima consultazione 12mila nei gazebo.

Pd alla conta: è l’ora delle primarie  Settanta seggi con il rebus affluenza

Pd alla conta: è l’ora delle primarie Settanta seggi con il rebus affluenza

di Alberto Pierini

Il Pd riaccende i motori. Non ancora per rilanciare la sfida al centrodestra, dopo una lunga stagione di sconfitte. No, stavolta non può perdere: è il giorno delle primarie. Una conta interna, dalla quale uscire con due segretari nuovi di zecca: uno nazionale e uno regionale. Un derby nel quale anche la macchina provinciale del partito viaggia a pieni motori. I seggi che apriranno dalle 8 sono 70, un piccolo "miracolo" organizzativo considerando le forze in campo e l’allentamento della militanza.

Otto solo nel comune e poi una spalmatura estesa a tutti gli angoli della provincia, sotto la regia politica del segretario Francesco Ruscelli e quella organizzativa di Marco Tocchi.

Si riparte dall’esito del primo turno. Che nel caso aretino vede Elly Schlein, la pasionaria di Bologna, in largo vantaggio sul super favorito nazionale Stefano Bonaccini.

La pretendente al trono Dem ha vinto dappertutto con la sola eccezione del Valdarno, dove pure segue sul filo il rivale. In assoluto lei è avanti 49,8 contro 41,1. ma la partita ricomincia da z ero a zero.

Perché cambia l’elettorato. Al primo turno avanti solo gli iscritti, al ballottaggio anche gli elettori. Bastano una carta d’identità e un certificato elettorale per sfilare nei gazebo o nelle sedi ed esprimere il proprio voto. Anzi due.

Una scheda per la segreteria nazionale e una per quella regionale: lì dove a sfidarsi saranno Emiliano Fossi, vicino ad Elly Schlein, e Valentina Mercanti., che sostiene la mozione Bonaccini. Una sfida nella sfida, una sorta di matrioska in salsa Pd.

La prima risposta sarà quella dell’affluenza, forse la più impegnativa sulla tenuta del partito. Le primarie nel tempo sono andate perdendo elettori. Erano stati 35mila in provincia e 8000 in città per Renzi nel 2013. Erano scesi, sempre con Renzi alla rivalta, a 17mila e 4146 quattro anni. Per poi precipitare nel 2019 a 12.048 e a poco più di tremila nel Comune.

"Ma qualunque sia il risultato – commenta il segretario comunale Matteo Bracciali – sono numeri che nessun partito si può permettere: comunque una prova di democrazia". Il clima da allora è cambiato. E soprattutto il partito è entrato in un vortice negativo che lo ha visto perdere gran parte dei capisaldi sul territorio. Una rotta iniziata a Castiglion Fiorentino, proseguita ad Arezzo, persa due volte, per pipi allargarsi a Bibbiena, Sansepolcro, Cortona.

Con una Valtiberina passata interamente di mano, un Casentino che difende alcune roccaforti e la Valdichiana che mantiene tra i comuni grossi Foiano, insieme a Marciano, Lucignano e Civitella. L’obiettivo è quello di un’inversione di tendenza, parte della quale passa anche dalle consultazioni di oggi. La campagna elettorale ha visto sfilare tutti i candidati con la sola eccezione di Cuperlo. Il fronte Schlein particolarmente caldo, con due comitati al lavoro e incontri affollati: ma le elezioni, si sa, sono un’altra cosa.

Non sempre le urne si riempiono come le piazze. Chiunque vinca il destino degli organismi provinciali dovrebbe gioocarsi solo più avanti, forse addirittura alla scadenza naturale di fine anno. Ma questa è già un’altra storia: o forse la stessa ma da scrivere a cominciare da oggi.