A quasi 50 anni torna in campo con la maglia del Città di Castello nel campionato umbro di Eccellenza e già questa sarebbe una notizia. Ma quella vera, la notizia, è legata al personaggio Davide Pecorelli, umbro di Selci Lama con un passato da arbitro della sezione Aia di Arezzo e da imprenditore anche a Sansepolcro. La sua storia è nota: la fuga in Albania nel gennaio del 2021, la morte qui inscenata e poi la sua ricomparsa dopo mesi al largo di Montecristo, dove aveva detto di cercare il tesoro di San Mamiliano. Gli ultimi sviluppi del caso sono quelli di dicembre: anche la Cassazione ha dato l’ok alla richiesta di estradizione presentata dalla magistratura albanese ed entro breve il provvedimento dovrebbe diventare operativo, per cui Pecorelli rischia la reclusione nel carcere di Tirana per scontare una pena di 4 anni con l’accusa di truffa aggravata ai tempi del finto decesso messo in atto per sfuggire in Italia dai creditori.
Da un paio di mesi, Pecorelli ricopre il ruolo di segretario e addetto agli arbitri del Città di Castello, che sta attraversando una delle pagine più nere della sua gloriosa tradizione calcistica: ultimo in Eccellenza con appena 6 punti e con un destino più che segnato. Ora, la società biancorossa ha deciso di tesserarlo nelle vesti di atleta, ruolo attaccante, che potrebbe benissimo esordire già dopodomani allo stadio Bernicchi nella sfida fra i tifernati e i ternani dell’Olympia Thyrus. Ieri Pecorelli ha sostenuto il primo allenamento.
Un’operazione voluta dal Città di Castello per portare a conoscenza la situazione di una persona che, per reati assolutamente non gravi, rischia l’estradizione e che, in rapporto a quanto commesso, starebbe subendo un accanimento spropositato da parte della magistratura albanese e italiana. "Il Città di Castello ha voluto accendere i fari sulla mia vicenda – dichiara Pecorelli – mentre per fine mese è attesa la risposta del ministro Carlo Nordio. L’allenatore Lorenzo Mambrini mi ha intanto detto di stare pronto per domenica".
Un passato da calciatore in effetti lo ha, Davide Pecorelli, quando era insieme anche presidente della Longobarda, formazione del suo paese (nome della squadra spirato film "L’allenatore nel pallone") che in tre anni vinse anche il campionato di Terza Categoria. "Segnai il gol che ci permise di battere la capolista Artiglio Fighille", puntualizza, ma il Pecorelli del calcio è stato soprattutto una "giacchetta nera" e anche di buon livello nel primo decennio degli anni duemila. "Ho diretto oltre cento partite in C1 e sono stato quarto uomo per una ventina di volte in A e per una cinquantina in B". I ricordi più belli della carriera arbitrale? "Un infuocato derby di C1 fra Juve Stabia e Sorrento, di quelli che richiedevano polso e poi in B, nella stagione 2007/08, sono stato quarto uomo in Vicenza-Torino, con fischietto Pierluigi Collina. Sempre da quarto uomo in un Livorno-Bari di Serie B, ho fatto cacciare Antonio Conte per ingiurie a indirizzo dell’assistente".