Secondo la Cassazione Davide Pecorelli non rischierebbe trattamenti inumani e degradanti se venisse estradato in carcere in Albania. Così la Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Conte di Montecristo del terzo millennio che adesso incrocia le dita: Pecorelli spera nella grazia del ministro Nordio che può decidere se restituire l’imprenditore dell’Alto Tevere alla giustizia albanese o meno. Il tribunale di Puke il 2 ottobre del 2022 lo aveva condannato per truffa, false dichiarazioni, profanazione di tombe, intralcio alla giustizia, danneggiamento e incendio. L’epifania del 2021 inscenò la sua morte in Albania, salvo esser ritrovato naufrago nove mesi dopo in mezzo al Tirreno. "Cercavo il tesoro di Montecristo", disse agli inquirenti che lo trovarono in un gommone in avaria. Con sé aveva un piccone e una mappa dell’isola. Adesso dovrà andare in carcere in Albania: si dovrà procedere all’estradizione. Tutto è nelle mani del guardasigilli che potrà scegliere se consegnare Pecorelli entro il 14 marzo.
I legali Massimo Brazzi e Andrea Castori avevano tentato di smontare l’impianto accusatorio facendo leva sulla sproporzione della pena inflitta prevista dal sistema penale albanese oltre al fatto che le fattispecie contestate non sono punite allo stesso modo nei due ordinamenti (quello che in gergo si chiama principio della doppia incriminazione). Punti che non hanno convinto i giudici romani. Nella sentenza, i giudici scrivono che è sufficiente che la condotta sia punibile in entrambi gli ordinamenti, indipendentemente alla classificazione giuridica. E anche sulla sproporzione della pena il sistema sanzionatorio albanese non è manifestatamene irragionevole, dice la Cassazione. Insomma, ricorso respinto.
Un esito che Pecorelli si aspettava ma che non toglie l’amaro dalle sue parole: "Sono preoccupato non per la detenzione che dovrò affrontare in Albania ma per i miei quattro figli che dovranno affrontare l’assenza del padre per quattro anni. È una cosa che ha dell’incredibile anche vedendo che il ministro Nordio ha liberato prima l’ingegnere Iraniano e poi il libico. Ormai il mio destino è appeso ad un filo anche perché il 25 febbraio proprio il ministro Nordio rischia di saltare vista la sfiducia chiesta in parlamento".
"Abbiamo scritto una memoria dove contestiamo la sproporzione visto che la proporzione sanzionatoria è un principio previsto negli ordinamenti europei. Questo è un aspetto che la Cassazione, nella sua sentenza, liquida velocemente. Per questo motivo faremo appello anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo, se ci fosse bisogno ma speriamo di no. Per il momento l’obiettivo è chiedere al ministro Nordio un appuntamento per illustrargli la situazione", spiega Massimo Brazzi.
Luca Amodio