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Pene amputato senza tumore Querela presentata troppo tardi: così il medico evita il processo

L’intervento nel 2018 ma la denuncia è stata fatta nel marzo 2021: ben oltre i tre mesi previsti dalla legge. Resta in piedi la causa civile con una richiesta complessiva di 400 mila euro: in aula a settembre.

Pene amputato senza tumore Querela presentata troppo tardi: così il medico evita il processo

La denuncia presentata troppo tardi fa saltare il processo all’urologo accusato di lesioni gravissime per aver amputato il pene a un paziente della Valtiberina dopo una diagnosi, non rispondente al vero, di tumore.

Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Arezzo, Claudio Lara, ha dichiarato il non luogo a procedere per la tardività della querela, avvenuta nel 2021 rispetto all’intervento chirurgico demolitivo del 2018 quindi ben oltre i tre mesi previsti dal codice.

Anche il pubblico ministero Marco Dioni in udienza ha chiesto il non luogo a procedere.

L’operazione chirurgica era avvenuta dopo che all’uomo era stato diagnosticato un cancro al pene. Il paziente era stato quindi sottoposto a un intervento di amputazione, salvo poi scoprire che il tumore non c’era, come rilevato successivamente dagli esami istologici. Soltanto mesi dopo l’intervento, nella primavera del 2019, dalle analisi è emerso che il paziente era affetto da un’infezione, la sifilide.

Solo anni dopo, nel marzo 2021, (quindi ben oltre i tre mesi di cui parla la legge) il paziente decide di denunciare, "dopo aver preso piena consapevolezza del danno che ritiene gli sia stato arrecato", aveva spiegato il suo avvocato, secondo il quale prima dell’intervento avrebbero dovuto svolgere una biopsia per avere certezza dell’esistenza del tumore.

La Procura aretina aveva inizialmente concluso per l’archiviazione, ma i legali, Roberto e Gianmarco Bianchi e Antonino Belardo, si erano opposti e il procedimento era andato avanti (parallelamente a una causa civile).

Ieri anche il pm Marco Dioni in udienza ha chiesto il non luogo a procedere. L’urologo, di 36 anni, lombardo, non era presente e nemmeno il paziente, oggi 69enne, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Cristian Caloni e Maria Rosaria Maiulo dello studio legale Bianchi di Città di Castello.

Il medico, quindi, non andrà a processo almeno sul fronte penale. Su quello civile, invece, c’è una causa di risarcimento danni. L’uomo chiede circa 400mila euro all’Asl: si torna in aula a settembre.

Ga.P.