di Gaia Papi
Ha deciso di rispondere alle domande poste dal giudice durante l’interrogatorio di garanzia, laretino classe 2005 difeso dall’avvocato Gabriele Tofi. Il primo dei nove ragazzini della baby gang che ieri si è presentato, se pur collegato dal carcere minorile di Firenze tramite video, davanti alla giustizia. Ha ammesso di aver fatto parte di quella baby gang che, per mesi ha terrorizzato giovani e giovanissimi in tutto il centro. "Ho sbagliato, chiedo di poter ripartire, sono uscito dalla gang e sono diventato un’altra persona" ha detto a grandi linee il ragazzo al giudice.Quella baby gang che dal film Scarface si era data l’appellativo di "Famiglia Montana", in cui potevi far carriera commettendo reati. "Chi diventa Montana diventa una persona alla quale nessuno può arrecare offese e gli va portato rispetto" spiegava un giovane in una chat. Banda che, dopo minuziose indagini, è stata fermata dalla polizia e dei vigili urbani. Ieri tutti e nove i membri, al momento sette in carcere e due in comunità hanno affrontato l’interrogatorio di garanzia, fase in cui il giudice ha verificato se permangono o meno le condizioni legittimanti il provvedimento restrittivo preso nei loro confronti. Le indagini, portate avanti dalla squadra mobile e dal nucleo investigativo della polizia municipale, niente, lasciano al caso. Fanno emergere nel dettaglio la lunga sequenza di episodi delinquenziali attribuiti al gruppo, qualificato dal giudice come associazione a delinquere, a fronte della riconosciuta "stabilità" e "coesione" del gruppo. Ieri mattina il ragazzo ha ammesso anche di aver commesso alcune rapine, di aver arrecato lesioni e di aver ceduto a terzi hashish. Rapina, lesioni, spaccio. Accuse che, oltre all’associazione per delinquere, pendono sui nove giovani.
Nel cellulare di uno dei ragazzi gli inquirenti avrebbero trovato una chat dedicata ai pestaggi, nella quale venivano condivisi i "video delle prodezze" e i "commenti dagli appartenenti del gruppo". Non era più solo bullismo. E lo spaccio: gli episodi emersi durante le indagini darebbero adito a credere che fosse stato messo in piedi in "maniera assolutamente continuativa". Insieme alle ammissioni delle sue colpe, il 17enne aretino ha detto di aver capito le sue responsabilità.
L’avvocato Tofi ha chiesto al giudice di concedergli i domiciliari in modo da poter terminare l’anno scolastico. Una richiesta correlata da documenti che ne hanno attestato la frequenza assidua e il rendimento sufficiente. Elementi che, con la chiusura dell’anno sui banchi di scuola, ne potrebbero garantire l’ammissione a giugno. Il legale poi ha presentato un secondo documento. Una lettera scritta dalla fidanzatina del giovane con la quale ha iniziato da poco una storia. "Da quando ci siamo conosciuti si è allontano dalla baby gang" ha scritto. "E’ cambiato, non è più quello di una volta. Per questo chiedo che venga mandato ai domiciliari".
Alla luce di quanto emerso durante l’interrogatorio, spetterà al giudice minorile di Firenze Maria Serena Favilli, lo stesso che ha emesso l’ordinanza di restrizione, decidere se modificarla o meno. Se accogliere, quindi, la richiesta di domiciliari e frequenza della scuola dell’avvocato Tofi, o se il ragazzo dovrà continuare a scontare la pena nel carcere fiorentino. Il giudice ha cinque giorni di tempo per farlo. Cinque giorni lunghissimi per il giovane, che potranno decidere del suo futuro.