REDAZIONE AREZZO

Per la Fiera magico tris. Folla record tra i banchi con oltre 250 operatori: "Ma le vendite solo ridotte"

Gli stand non arrivano a San Domenico, si fermano lungo via Sassoverde. Boom artigiani a Sant’Agostino. La convivenza tra i due eventi, oggi il bis.

Per la Fiera magico tris. Folla record tra i banchi con oltre 250 operatori: "Ma le vendite solo ridotte"

Gli stand non arrivano a San Domenico, si fermano lungo via Sassoverde. Boom artigiani a Sant’Agostino. La convivenza tra i due eventi, oggi il bis.

AREZZO

Non arrivano a piazza San Domenico: la guardano da via Sassoverde, scorgendo una delle vedute più belle del centro. Ma è solo un punto di osservazione: non arrivano a piazza San Domenico solo perchè la Fiera ha le sue regole e gli antiquari le conoscono bene. Prima di perdersi nella piazza bellissima ma lontana dalla mappa tradizionale utilizzata dai visitatori, preferiscono contendersi gli spicchi del percorso. E finchè ne trovano, si piazzano. Alla fine i protagonisti saranno in netto aumento rispetto ai numeri di un anno fa.254, Arrivano in massa anche se alla Fiera di dicembre credono poco. "Per noi è quella più moscia" sussurra uno di loro, uno degli operatori "fedelissimo" dell’Antiquaria che pure scassettano in tempo reale. "La gente è tanta ma i più non amano i nostri pezzi. E chi li ama ne esce disorientato". Vero, falso? Lo ripetono tutti e quindi un fondo di verità ci sarà pure: anche si fa fatica a capirlo quando ci si muove a fatica in angoli spesso dimenticati. In piazza Madonna del Conforto è difficile attraversare i due metri tra via dell’Orto e la parete di pietra che scende dal Prato.

Lassù, sul muretto che costeggia il parco con vista sul Corso, c’è una tavolata a cielo aperto. A migliaia comprano il pranzo alle casine e se lo vanno a mangiare apparecchiando il muretto: non c’è un metro libero, neanche quello fosse il McDonald sotto l’albero. La Fiera non scherza: la maggioranza viene per i tirolesi ma infila in sequenza una terza edizione da record, e questo non può essere un caso. Perfino nel giorno in cui perde piazza Grande, il suo angolo di cielo. E la Fiera dimostra per l’ennesima volta di cambiare pelle con un’elasticità incredibile,mantendendo intatto fascino e capacità attrattiva.

Statuine da presepe ovunque, addobbi, oggettistica, balocchi: per poi passare ai vinili, ferri artistici e come al solito anche i banchi di abbigliamento che non sempre corrispondono al miglior vintage possibile, lungo l’asse via Cesalpino e piazza del Comune. La Fiera trova un percorso mai così tanto continuato. Parcheggi, se è possibile, alla Cadorna e da piazza della Badia parte la festa. In realtà, gli antiquari lì non ci vanno neanche in un’edizione da tutto esaurito, proprio come non porediligono San Domenico. Le loro scelte dovrebbero aiutare gli organizzatori a disegnare la Fiera ideale. L’assessore Simone Chierici c’è e sotto il profilo imperturbabile gongola e forse progetta le prossime mosse.

Da via Cavour l’evento si snoda senza interruzione: via Cesalpino "occupata", via Bicchieraia affollata come la via Seteria che porta in piazza Grande. Anche i banchini artigianali a Sant’Agostino si riempiono, pur rimanendo quella una collocazione che non decolla. Agricoltori e produttori sotto i Portici, con l’unica tre giorni dell’anno, rafforzano le fondamenta della Fiera. Fino al chiostro della biblioteca, i cioccolatai lasciano il passo ai gioiellieri e alle cantine: con dodici euro si può ammirare, acquistare e degustare sei calici. Buoni per un brindisi infinito.

Da piazza Grande si può salire al Prato anche passando dal Praticino, regno di Musici e sbandieratori. Certo, se si cercano gli antiquari di fiducia si fa fatica a trovarli, perchè in tanti sono stati costretti a cambiare indirizzo, travolti dall’ondata del Natale. Ma ci sono tutti. Botteghe aperte, un po’ come i negozi: la loro vera festa comincia la prossima settimana, un po’ come i presepi. Ma intanto pullman e auto rovesciano migliaia di persone in centro. E la festa appena cominciata non ha proprio alcuna voglia di finire.

Lucia Bigozzi