
I carabinieri della compagnia del Valdarno che sono arrivati sul posto fin dalle prime luci dell’alba. A guidarli il tenente colonnello Paolo Minutoli e il capitano. Mirko Panico
Ha chiuso il marito in camera prima di andare a strangolare la mamma. "Non ce la facevo più ero esausta, ho sbagliato a non chiedere aiuto". Le parole sono quelle di Giuseppina Martin: davanti alla pm Francesca Eva ha raccontato la sua verità sui fatti di domenica, di San Giovanni Valdarno. Si è detta sopraffatta dalle condizioni di salute della mamma: non era più autosufficiente, doveva assisterla quotidianamente, aveva difficoltà a deambulare anche se gli inquirenti non confermano che soffrisse di Alzheimer. La certezza è però che all’alba di domenica abbia stretto un foulard attorno al collo della madre di 93 anni. Così ha tolto la vita a chi gliel’aveva data, Mirella Del Puglia è stata strangolata nel sonno. Poi la chiamata il 112.
"Ho ammazzato la mamma, venite presto". Erano le 7 di ieri l’altro: poche parole, rotte dalle lacrime. La piemme Eva arriva appena scatta l’allarme, pensa di interrogarla subito: vuole capire in fretta cosa c’è dietro al delitto. Ma la Martin si sente male. Un mancamento. Viene trasferita alla Gruccia di Montevarchi dove starà per qualche ora piantonata dai carabinieri al pronto soccorso. Ma l’interrogatorio è solo rimandato. Nel pomeriggio di domenica viene trasferita in caserma. Ad assisterla c’è l’avvocato Stefano Lusini. Parla per diverse ore, adesso è lucida, risponde a tutte le domande della pubblico ministero. Lo sfoga dura un paio di ore, si conclude soltanto alle 20. Gli investigatori vogliono capire qual è stato il movente, se ci sia stato un episodio che abbia scatenato il delitto o meno.
Alcuni elementi emergono: le condizioni precarie della mamma e lo stress della figlia “Beppina“ su cui gravava l’accudimento dell’anziana, insieme al marito, ex vigile urbano, con un passato anche come amministratore di San Giovanni negli anni Novanta. Era in casa quando il delitto è stato consumato. Stava dormendo ed era stato chiuso a chiave in camera dalla moglie. Non si è accorto di nulla: ha avuto la tragica notizia quando sono arrivati i carabinieri e lo hanno “liberato“ dalla camera dove era stato bloccato. Era allibito. Nemmeno lui si sarebbe aspettato un epilogo simile anche se negli ultimi giorni qualcosa si era incrinato. Come persona informata dai fatti è stata ascoltata dagli investigatori. La situazione era pesante già da anni ma negli ultimi quindici giorni l’anziana si era trasferita dalla figlia e dal genero. "Aveva perso ogni riferimento, si alzava anche venti volte durante la notte, nessuno dei due riusciva più a dormire", avrebbe detto davanti alla pm. E stamani davanti al giudice per le indagini preliminari Claudio Lara ripercorrerà l’ultimo periodo durante l’interrogatorio di garanzia. La donna si trova da domenica al carcere di Sollicciano, a Firenze, ma domani risponderà alle domande del gip alla casa circondariale di Arezzo. È anche il giorno della convalida dell’arresto in cui potranno anche essere emesse misure cautelari, come la custodia in carcere o i domiciliari se il giudice ravviserà uno dei tre elementi tra pericolo di fuga, reiterazione o inquinamento delle prove.
Per l’autopsia c’è ancora da aspettare. La salma già dalle 23 di domenica era stata trasferita al policlinico delle Scotte di Siena, a disposizione dell’autorità giudiziaria. La pm con ogni probabilità disporrà l’autopsia per chiarire i contorni del delitto, una volta stabilito se si costituiranno parti civili che parteciperanno all’esame.