REDAZIONE AREZZO

Perde 80 mila euro con il ‘gratta e vinci’

La storia drammatica di una mamma della Valdichiana: "Arrivavo a perdere anche mille euro al giorno: ho rovinato la famiglia"

Rovinata. In neppure tre anni una donna di mezza età della Valdichiana aretina ha perso al gioco oltre 80 mila euro. Nell’ultimo anno, con la scusa di andare a comprare le sigarette, a far benzina o a prendere un caffè si alzava di buon mattino e a colpi di 5-10 euro comprava vari tagliandi del "gratta e vinci". Nel tempo libero che si ritagliava durante la giornata vagava anche oltre il comune di residenza in nuovi esercizi. Ordinava, magari un caffè o una birra per fare poi incetta di tagliandi. E così la donna è finita sul lastrico trascinando anche la sua famiglia che viveva dignitosamente, pur con sacrifici. La donna racconta di aver cominciato per caso comprando un primo gratta e vinci da soli 2 euro e nei primi tempi qualcosa riusciva a vincere, poi la smania, il chiodo fisso di non riuscire a recuperare il denaro speso gli ha fatto perdere la bussola fino ad arrivare a spendere, negli ultimi mesi, anche mille euro al giorno passando da una ricevitoria all’altra di luoghi più disparati. E, ora, ha perso tutto, intendendo per tutto anche la famiglia ed il futuro. Sta vivendo con piccoli lavoretti ad ore e va avanti grazie agli anziani genitori che l’hanno ospitata nel loro piccolo appartamento.

"Ho due figli studenti – dice la donna - la famiglia sta andando a rotoli per le spese superiori alle entrate e io ho perso tutto compresa la faccia e la dignità. Non avendo disponibilità, ho smesso di giocare ma ho sofferto per non poterlo fare , quanto ho sofferto e ancora soffro. Adesso un po’ meno e questo grazie ad un’amica che mi sta aiutando, che ha compreso il mio dramma, prima era ignara di tutto, e che mi ha messo in contatto con un suo parente medico specialista, pure insegnante universitario, che non abita proprio in zona, e che mi sta aiutando, gratuitamente, con degli incontri e terapie per combattere la dipendenza. Non ho, però, più il conforto dei figli e del marito, che non mi perdonano, e anche in questo il terapista sta facendo l’impossibile per tentare di ricomporre il nucleo familiare. So che ha già avuto colloqui con la mia famiglia andando appositamente a casa. Personalmente, rivolgo un appello proprio ai congiunti chiedendo perdono e comprensione perché sono malata e disperata e vorrei cancellare, con loro, dalla mente , tre anni di follia e ricominciare una nuova vita".

Giorgio Pulzelli