
Perde il figlio in guerra e dona i suoi tesori La biblioteca del conte amico di D’Annunzio
Liletta
Fornasari
Il conte Giuseppe Fortunato Maria Passerini, noto comunemente come Giuseppe Lando, è stato un appassionato bibliotecario, che per onorare il figlio Giulio Luigi, caduto a solo ventidue anni sul Podgora, vicino Gorizia, il 22 ottobre 1915 decise di donare all’allora Reale Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze di Arezzo la sua Biblioteca Dantesca. E insieme un ricco carteggio, che evidenzia i rapporti da lui avuti con i principali editori italiani e stranieri e con i principali protagonisti della letteratura italiana dell’epoca, da D’Annunzio, suo ottimo amico, a Papini e a Carducci. Il secondo nome Lando gli fu proprio assegnato da D’Annunzio, con cui ha avuto una frequentazione assidua a partire dal 1883: rimasero in stretto contatto anche quando il Vate lasciò l’Italia. E’ molto probabile che Giuseppe Lando e la sua famiglia abbiano visto e salutato per l’ultima volta ad Arezzo il figlio, che sottotenente del 128 ° reggimento di Fanteria, Brigata Firenze, da qui partì per il fronte.
La donazione fatta all’Accademia Petrarca ha fatto sì che al conte venisse conferita la cittadinanza aretina il 19 settembre del 1926. Come Giuseppe Lando ha scritto in una lettera del 21 marzo 1924 indirizzata al professore Francesco Severi, all’epoca presidente dell’Accademia, "da quando l’eroico" suo figlio era partito da Arezzo, il suo affetto "per cotesta terra gloriosa si trasmutò in venerazione profonda".
Passerini ebbe anche un ruolo chiave nella storia delle carte vasariane. Fu lui a convincere, nel 1921, il conte fiorentino Luciano Rasponi Spinelli a cederlo in deposito perpetuo al Comune. Ed è in forza delle clausole originali della cessione che questo importantissimo complesso di carte, non può in nessun caso uscire da Arezzo
Facendo riferimento ad una mostra bibliografica organizzata dall’Accademia Petrarca tra il novembre 2021 e l’aprile 2022 a cura di Simone Allegria, Franco Cristelli, Giuseppe Martini e erena Verdelli, emerge l’importanza di un fondo che si lega alla storia di una personalità particolare per i suoi ampi e diversificati interessi. La biblioteca fu inaugurata il 10 ottobre del 1926 e fu affidata alla curatela di Giulio Paliotti, docente di latino e greco al Liceo Ginnasio di Arezzo.
Fu iniziata l’inventariazione. La sua prima collocazione fu in una sala dell’ex-monastero della Badia delle Sante Flora e Lucilla, all’epoca sede dell’Accademia Petrarca. Furono utilizzati armadi settecenteschi, un tempo di proprietà della chiesa gesuitica di Sant’Ignazio, che ancora oggi contengono nell’attuale sede dell’Accademia i preziosi volumi. L’inaugurazione fu molto curata anche da Pier Ludovico Occhini, che in quel momento ricopriva la carica di presidente della Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti.
Invitò a tenere il discorso inaugurale l’archeologo e storico Corrado Ricci. Il fondo di Giuseppe Lando Passerini è costituito da 5000 unità archivistiche, da milletrecentosette volumi e da duemiladuecentosessantotto opuscoli raccolti in settantanove miscelllanee. L’archivio è diviso in tre sezioni, Personale, Biblioteca Dantesca e Società Dante Alighieri.
Nella prima si conservano documenti intimi e strettamente personali. Il conte è nato a Firenze il 31 gennaio del 1858 e la sua professione fu quella di bibliotecario, iniziata presso la Biblioteca Nazionale di Firenze. Poi si è trasferito a Roma per lavorare alla Casanatense di piazza della Minerva e poi nella Nazionale Centrale, che all’epoca aveva sede nel Collegio Romano. Nel 1896 fece ritorno a Firenze dove divenne bibliotecario nella Biblioteca Medicea Laurenziana e dove in qualità di bibliotecario capo rimase per trentasei anni, fino alla morte, avvenuta nel capoluogo toscano il 2 giugno del 1932.
Il conte Passerini ha dedicato la vita agli studi letterari, diventando critico letterario e dantista molto apprezzato e noto internazionalmente. Ancora prima di diventare bibliotecario, aveva coltivato gli studi su Dante, pubblicando nel 1881, un saggio su La famiglia Alighieri. Note storiche. Nel 1893 fondò il Giornale Dantesco, da lui diretto fino al momento della chiusura, nel 1915, anno in cui il conte nell’ambito del dibattito tra neutralisti e interventisti prese posizione in favore del conflitto.
E’ stato autore di numerose pubblicazioni, tra cui insieme a Guido Biagi anche della prima edizione del Codice Diplomatico Dantesco. La prima dispensa del Codice Diplomatico Dantesco con il sottotitolo Documenti Giuseppe Lando Passerini è stata pubblicata nel maggio del 1895, a cura di Passerini e di Biagi. Conteneva un documento importantissimo per la vita di Dante, ovvero il verbale del consiglio del Comune di San Gimignano del 1330, in cui il Sommo Poeta si presentò come ambasciatore di Firenze.
Il Codice Dantesco, accolto con elogi da Carducci, non fu giudicato bene da alcuni altri suoi contemporanei, tra cui Michele Barbi, filologo e cattedratico a Firenze. Esso giunse a termine nel 1911 con la pubblicazione di quattordici dispense e l’edizione di quarantanove documenti danteschi. Tornando ai suoi rapporti con l’Accademia, oltre al fatto che di grande interesse è una piccola agenda di proprietà degli eredi Passerini, in cui è annotata la cessione della libreria in data 21 maggio 1924, la partenza per Arezzo per assistere alla cerimonia in data 9 ottobre 1926, oltre al ricordo del 10 ottobre del 1926 dell’inaugurazione della sala dantesca Giulio Luigi Passerini, è importante ricordare che dal dicembre del 1927 al gennaio 1929 ebbe anche la carica di Regio Commissario dell’Accademia.
Si era venuta a creare un situazione complicata all’interno e nonostante le molte difficoltà dettate anche dalle discordie interne al fascismo locale, sotto la sua direzione, l’Accademia riuscì ad approvare un nuovo statuto.
Nel 1920 il conte Passerini aveva aderito al fascismo, partecipando alla Marcia su Roma e ricevendo incarichi politici a Trento, a Zara e a Firenze. Oltre ad una vasta produzione dantesca, Giuseppe Lando Passerini è stato autore di vocabolari dedicati a Carducci, a Pascoli e a D’Annunzio. Alcuni volumi della biblioteca da lui donata, che è stata oggetto anche di recenti interventi di catalogazione, sono di grande valore. Tra questi edizioni critiche della Divina Commedia dal XVI secolo al primo Novecento. Non manca anche quella illustrata da Francesco Nenci tra il 1817 e il 1819.