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Permesso all’ergastolano: sorpreso sui social

Bimba uccisa: Giorni ottiene un’"uscita" premio ma con l’obbligo di non andare in rete. E si ritrova di nuovo indagato insieme al fratello

Permesso all’ergastolano: sorpreso sui social

SANSEPOLCRO

Sta scontando l’ergastolo a Pesaro per l’omicidio e violenza sessuale, nell’aprile del 2004, di una bimba di poco più di 2 anni, Maria Geusa, all’epoca dei fatti residente coi genitori originari della Puglia a San Giustino umbro, ma da un anno ha ottenuto il permesso premio di poter uscire dal carcere una volta al mese, per 4 ore, e girare per la città. Non da solo e con alcuni divieti. Tra questi quelli di non andare in luoghi frequentati da bambini e di non navigare in internet. Ma per la procura non avrebbe rispettato alcuni dettami.

Giorgio Giorni, l’imprenditore di Sansepolcro condannato al massimo della pena, è finito di nuovo nei guai. Ma con lui anche il fratello – sempre di Sansepolcro, dove la famiglia vive – e un pesarese, volontario e presidente dell’associazione Isaia che aveva il compito di accompagnarlo nelle sue ore d’aria.

Il volontario è P.B., noto a Pesaro per la sua attività nel mondo della comunicazione e del sociale. La procura ha appena chiuso un’indagine contro i due fratelli Giorni e P.B. per "accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti".

La "colpa" del volontario, a detta dell’accusa, è quella di aver attivato, con i suoi dati, il cellulare comprato dal fratello di Giorni. L’ergastolano (assistito dall’avvocato Alberto Bordoni) ha infatti il permesso di telefonare ma non quello di navigare su Internet. E con quel telefonino, P.B. è come se gli avesse dato la possibilità di farlo.

Giorni, che non ha mail o altri dati digitali, non avrebbe potuto farlo da solo, Inoltre, durante una delle passeggiate, i poliziotti avrebbero visto Giorni, insieme a P.B., lo scorso autunno, vicino a una scolaresca in un parco.

Per il volontario, difeso dall’avvocato Enrico Paci, questa vicenda "è un duro colpo".

"Da oltre 10 anni – spiega – seguo i detenuti con l’Associazione Isaia. Ci hanno insegnato che noi volontari non siamo ‘i controllori’ dei detenuti bensì accompagnatori e ciò non può in nessun modo far ricadere su di noi eventuali fatti dei detenuti. Riguardo a questo caso, non ho mai ricevuto alcuna indicazione su quello che il detenuto poteva o non poteva fare, nè dal Tribunale di Sorveglianza nè dal carcere. Non gli ho mai concesso nulla che solo lontanamente potesse sembrarmi non consentito. Anzi, credo di aver esagerato in scrupolosità. Credo di essere in questa situazione perche gli inquirenti hanno interpretato all’opposto certe circostanze".

"Abbiamo grandissima fiducia nella magistratura – dicono P.B. e l’avvocato Paci – La nostra difesa saprà fare chiarezza".

Come è noto, sulla stessa vicenda è finita in carcere anche Tiziana Deserto, mamma della piccola Maria, che con Giorni aveva avuto una relazione. L’anno scorso ha finito di scontare la pena a 15 anni di reclusione, di cui tre condonati, diventata definitiva il 17 maggio 2012, con il pronunciamento della Corte di Cassazione.