"Pesano le lacune alle medie"

Il preside Alessandro Artini analizza i dati scolastici ad Arezzo, sottolineando aspetti positivi come la riduzione dell'abbandono scolastico e la capacità di adattamento durante la pandemia. Le difficoltà riscontrate sono minori rispetto ad altre zone d'Italia.

"Pesano le lacune alle medie"

Il preside Alessandro Artini analizza i dati scolastici ad Arezzo, sottolineando aspetti positivi come la riduzione dell'abbandono scolastico e la capacità di adattamento durante la pandemia. Le difficoltà riscontrate sono minori rispetto ad altre zone d'Italia.

"Sono abbastanza abituato alla negatività di questi dati, non li prendo male per assuefazione e per abitudine ma sono dati negativi". A dirlo è il preside Alessandro Artini, ex presidente dell’Itis Galileo Galilei, del Fossombroni e presidente dei presidi toscani. "Il dato positivo risiede purtroppo nella negatività globale ovvero che la situazione italiana non è rosea e quindi questo ci fa salire in classifica: cinicamente è per questo un dato positivo il nostro".

"Un aspetto positivo è quello che è diminuito il dato sull’abbandono scolastico a livello nazionale che un tempo ad Arezzo aveva numeri altissimi. Sarebbe da incrociare l’indagine sulle invalsi anche con questi parametri per avere un quadro completo", dice Artini.

"I dati positivi alle medie? Generalmente si dice che il sistema scolastico italiano abbia un buco nero nelle scuole medie - spiega - mentre la scuola primaria funziona egregiamente si dice. Però è anche vero che le lacune nelle scuole medie poi si riverberano negli anni di istruzione superiore, basti pensare a quanto è difficile recuperare le conoscenze in ambito matematica".

"Per quanto riguarda il covid, ci sono alcune scuole che una settimana dopo lo scoppio della pandemia si sono adattate in maniera veloce ed efficiente tamponando le eventuali problematiche che si sarebbero riprodotte sull’apprendimento". "Direi che in generale nella provincia di Arezzo le difficoltà si sono riscontrate di meno che in altre aree dell’Italia dove la didattica a distanza non ha funzionato".