REDAZIONE AREZZO

“Pfas e schiume antincendio come causa dei tumori tra i pompieri”. Scatta l’esposto

Le associazioni firmatarie chiedono accertamenti sanitari sui vigili del fuoco, analisi ambientali nei 36 presidi antincendio italiani e l’avvio di un’indagine epidemiologica nazionale.

Vigili del fuoco (Foto di repertorio)

Vigili del fuoco (Foto di repertorio)

Arezzo, 15 aprile 2025 – Un gruppo di associazioni impegnate nella tutela della salute e dell’ambiente ha presentato un esposto alla Procura di Arezzo – e successivamente ad altre 35 Procure italiane – per chiedere verifiche sulla possibile contaminazione da PFAS nei presidi antincendio dei Vigili del Fuoco, in particolare durante le esercitazioni con schiumogeni contenenti PFOA (una delle sostanze PFAS). L’iniziativa nasce anche dalla mobilitazione dei familiari di tre vigili del fuoco del comando di Arezzo, deceduti per glioblastoma in meno di due anni.

Richieste delle Associazioni

Le associazioni firmatarie dell'esposto chiedono accertamenti sanitari sui vigili del fuoco, analisi ambientali nei 36 presidi antincendio italiani e l’avvio di un’indagine epidemiologica nazionale.

Nell’esposto si chiede inoltre di verificare se, nonostante il Regolamento europeo 2020/784 che vieta l’uso di PFOA, queste sostanze siano state ancora impiegate in contesti operativi, mettendo a rischio non solo i vigili del fuoco ma anche la cittadinanza. Le associazioni chiedono infine al Governo una legge nazionale per vietare in modo definitivo l’uso industriale dei PFAS e per avviare bonifiche e ricerca su alternative sicure.

L’appello dei familiari dei vigili del fuoco deceduti

“Siamo rimasti molto colpiti – si legge nella nota – dalla grande fierezza e pacata determinazione con cui i familiari dei tre vigili del fuoco (VVF) del comando di Arezzo, deceduti tutti in un arco temporale inferiore a due anni per glioblastoma (un tumore maligno del cervello che non lascia scampo), stanno portando avanti la loro battaglia, con la quale rivendicano per i loro cari, che amavano questo lavoro, il diritto di sapere se la loro morte potesse essere in qualche modo collegata ad esposizione a PFAS. Ovvero se nel corso e/o in certi momenti della loro vita lavorativa potessero essere venuti in contatto con schiume antincendio o altri materiali contenenti PFAS, come ad esempio certi capi di vestiario protettivi che erano in dotazione ai VVF (tute, scarpe, guanti ecc.) per renderli anti-fiamma e più resistenti all’acqua e ai grassi”.

E’ in base a queste ipotesi che i parenti dei vigili del fuoco si sono attivati per richiedere agli organismi competenti l’avvio di una causa di servizio, ed hanno inoltrato al Ministero una domanda per un’indagine epidemiologica in tutta Italia.

La mobilitazione delle associazioni e la collaborazione con il sindacato

Venuti a conoscenza della notizia sopracitata, ADiC Toscana, Movimento Consumatori, ISDE ItaliaAssociazione Medici per l’Ambiente e Medicina Democratica, associazioni già impegnate da tempo sul grave problema dei PFAS, hanno acquisito ulteriore documentazione attraverso il Sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco (Il più grande sindacato di categoria dei VVFF in Italia).

“Nella lettera del 6/03/2024 il sindacato chiedeva a tutte le istituzioni nazionali competenti, di avviare con urgenza accertamenti sanitari e monitoraggi a tutela del personale paventando contaminazione da PFAS. I vigili del fuoco oltre ad esercitare attività di soccorso tecnico pubblico urgente legata alla loro funzione, effettuano obbligatoriamente e a carenza periodica delle esercitazioni nei suddetti presidi antincendio aeroportuali e nelle sedi dei Nuclei Elicotteri (che complessivamente in Italia sono ben trentasei1) e tra queste esercitazioni figurano anche simulazioni di spegnimento incendi con utilizzo di schiumogeni”.

I timori delle associazioni per la possibile presenza di PFOA nelle aree di esercitazione

“Poiché il PFOA e i suoi Sali o derivati (sostanze che appartengono al Gruppo dei PFAS) hanno una grande stabilità chimica e quindi potrebbero essere ancora presenti, anche a distanza di anni nei piazzali, negli scarichi delle condutture, fino ad arrivare ai depuratori, nei prati degli eliporti e da questi migrare nell’aria e nelle acque, visto che queste sostanze sono anche molto mobili”.

“Pertanto – prosegue la nota – potrebbero aver costituito non solo un danno per la salute dei VVFF (che presumibilmente sono i più esposti) ma anche per la cittadinanza, soprattutto quella in prossimità delle aree suddette o comunque dove avvenivano le esercitazioni. Si ricorda che i PFAS sono un ampio gruppo di oltre 10 mila molecole di sintesi, non presenti in natura e prodotte solo dalle attività umane, utilizzate in numerosi processi industriali e per la realizzazione di diversi prodotti di uso comune. Sono definiti “inquinanti eterni” per la loro stabilità chimica (si accumulano nell’ambiente anche per 1000 anni), possono percorrere lunghe distanze nell’ambiente (es. attraverso l’aria, l’acqua, la polvere…), entrare nella catena alimentare e persistere anche nell’organismo umano”.

Inviato esposto a 36 procure

“E’ per questo motivo - dichiarano i rappresentanti legali Clara Gonnelli di ADiC Toscana APS, Alessandro Mostaccio di Movimento Consumatori APS, di ISDE Roberto Romizi e di Medicina Democratica Marco Caldiroli – che in data 18 marzo 2025, abbiamo depositato un esposto alla Procura di Arezzo mettendo in evidenza le nostre preoccupazioni e il 28 marzo scorso in considerazione del fatto che il problema poteva rappresentare anche tutti i presidi antincendio in Italia, è stato inviato un altro esposto a 35 Procure di competenza dei presidi antincendio”.

  • Verificare la presenza dell’esposizione a PFAS dei cittadini nelle aree prospicenti ai 36 presidi antincendio.
  • Le Istituzioni competenti si attivino con misure adeguate, nel caso in cui le indagini analitiche rilevassero la presenza di PFAS nelle matrici ambientali, oppure nei liquidi organici dei Vigili del Fuoco in servizio ad Arezzo.
  • Condurre un’analisi di cluster al fine di interpretare correttamente la concomitanza dei tre casi di morte per glioblastoma nella caserma dei VVF di Arezzo e se questi possano essere riconducibili all’eventuale esposizione a PFAS o ad altre fonti di cancerogeni nell’ambiente di lavoro.
  • Di verificare se dopo l’entrata in vigore del Regolamento delegato EU 2020/784 del 8 aprile 2020, si sono continuati ad utilizzare schiumogeni filmanti contenenti PFOA nelle aree aeroportuali e/o eliportuali o in altre aree aperte.

Le richieste alle istituzioni competenti

Le Associazioni invieranno alle Istituzioni competenti anche una lettera formale per sollecitare l’approvazione di una legge nazionale che vieti la produzione, l’importazione e l’impiego industriale dei PFAS ovunque; che vengano destinate risorse adeguate per le bonifiche nelle aree inquinate e per ricerca scientifica, allo scopo di individuare processi produttivi alternativi ai PFAS, non dannosi per la salute e l’ambiente e preservare così le generazioni presenti e future.