REDAZIONE AREZZO

Piove sui tavolini: chi ha l'ombrellone si salva, gli altri spengono le insegne

«Tante richieste, costretti a non lavorare». Parecchi non aprono. Il trionfo di portici e loggiati. File di tavoli lungo i muri. Un locale accende perfino le stufe esterne

Un locale sotto la pioggia

Un locale sotto la pioggia

Arezzo, 17 maggio 2021 - «A mezzogiorno avevamo decine di richieste: siamo stati costretti a non aprire». Lapo Lodovichi dall’Agania dà voce all’amarezza di chi ha assaggiato la frustata che tutti temevano da giorni. Perché stendere i tavoli fuori è una meraviglia ma quando piove sei fregato. «Per noi non c’era scelta: non siamo attrezzati nè abbiamo gli spazi per difenderci. Ti tocca mandare via la gente».

Ma non sono i soli. Dai vicini del «Saraceno» alla prospiciente via Cavour: sul ramo degli antiquari anche «Dirty Rat» e «Arighèn» sono nella stessa condizione. Erano andati a letto sabato a tavolate esterne quasi piene: riaprono ma dentro non puoi mettere a sedere nessuno. Dura lex sed lex: che però non colpisce tutti allo stesso modo. In via de’ Redi c’è chi ha le tende ma non apre lo stesso, come «La Formaggeria», per evitare disagi ai clienti.

E fa lo stesso tra gli altri «Ostinati» in via Crispi, i cui mille tavoli per un giorno restano in garage. Ma sempre in via de’ Redi c’è chi lavora, sia pur nei tavoli più protetti: costretti anche loro a dire tanti no, perché se la pioggia ti dimezza l’esterno fai presto a finire gli spazi. E’ il trionfo dei portici, delle gallerie, dei loggiati: quindi come al solito di piazza Grande, che ha un tetto sopra la tavola.

Ma anche di via Roma e dell’altro ramo di via Cavour, lì dove i locali hanno iniziato a gonfie vele questo spiraglio di stagione. Piazza della Badia si ferma un giro, sia pur a malincuore. San Francesco è semideserta: per i Costanti, che la mattina comunque non aprono, ma anche per la pioggia che frena tutto, anche se c’è chi si difende, come le «Chiavi d’oro» sotto una tenda stile padiglione.

Via de’ Cenci trova sempre una sua quadra: soffre, è chiaro, dell’acqua ma riesce comunque a mettere tanti a tavola. E la domanda c’è, la gente in giro pure, e i più disposti a mangiare magari non sotto la pioggia ma in condizioni decisamente precarie. C’erano state degli assaggi infrasettimanali, un sabato sera totalmente compromesso dall’acqua ma è la prima, vera domenica di emergenza.

In via Garibaldi le tende nella zona Sandy reggono e garantiscono un minimo di clientela, a Sant’Agostino i tavoli meglio coperti sono esauriti, gli altri non sono proprio praticabili. In via Madonna del Prato la «Brasserie» conferma il buon momento perfino sotto la pioggia, nella zona del Grottino l’angolo di San Francesco e il retro del convento si costruiscono la loro «bolla» asciutta.

E così altri locali storici. Fuori del Cantuccio i tavoli sono in fila lungo il muro sfruttando la copertura disponibile. Alla Vigna il gazebo esterno diventa una rocca fortificata: sotto la quale i titolari accendono perfino i «funghi», le classiche stufe verticali. Una diga al freddo: e insieme al grande freddo di un’emergenza che continua