I binari della politica corrono lungo l’asse Arezzo-Firenze. Perchè oggi nel capoluogo toscano i vertici regionali del centrodestra si mettono attorno al tavolo della coalizione per cominciare a ragionare sul candidato alla presidenza della Regione. E pure sul metodo per arrivare al nome che mette tutti d’accordo: il leader di Forza Italia Marco Stella lancia le primarie, ma il dibattito è aperto. E da oggi si inaugura il cammino verso il traguardo ambito. Ma nel pacchetto delle proposte - in pole il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi che guida il partito di Giorgia Meloni in Toscana - e del modus operandi, c’è anche il caso aretino. O meglio il caso Provincia. Un caso forse unico in Italia, o almeno in Toscana dove il centrodestra guida l’unica Provincia ma con un presidente rimasto senza consiglieri a supportarlo. Gli eletti del centrodestra e i relativi partiti si sono trasferiti "armi e bagagli", sull’Aventino, alias opposizione. Niente deleghe e navigazione a vista sugli atti che di volta in volta arriveranno all’attenzione dell’assemblea in Sala dei Grandi. Una posizione netta che origina da quello che gli alleati della coalizione considerano il mancato rispetto dell’accordo siglato con il presidente Alessandro Polcri: al centro le sue dimissioni e un percorso condiviso per individuare il nuovo candidato del centrodestra.
Da parte sua, Polcri rivendica un ruolo da protagonista nel percorso e non ha gradito il pressing delle forze di maggioranza compatte in una road map che indicava nel mese di marzo l’uscita da Palazzo dei Grandi ed entro l’estate il ritorno alle urne. Così non è stato e su questo il meccanismo si è inceppato. Dialogo sospeso, almeno fino ad oggi quando il dossier sarà esaminato dai segretari regionali del centrodestra in tandem con i colleghi aretini. Tra le opzioni in campo quella di far indicare allo stesso Polcri una data certa per le dimissioni ma non tutti nella coalizione sono convinti che sia una buona exit strategy. Di certo, la coalizione parla a una voce sola quando rilancia la necessità di mantenere fede all’accordo con al centro il passo indietro di Polcri prima della scadenza del mandato, nel 2026. Un passaggio necessario anche per ricucire le frizioni interne allo schieramento sopratutto con la componente dei "falchi" che spinge per tornare al voto in tempi rapidi.