
pomodori
Arezzo, 30 agosto 2018 - Made in Italy, il 27 agosto è scattato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro per smascherare l’inganno dei prodotti coltivati all’estero ed importati per essere spacciati come italiani. L’importante provvedimento a tutela del vero Made in Italy è entrato in vigore al termine di 120 giorni previsto per l’entrata in vigore, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
I prodotti Made in Italy ottenuti con pomodori coltivati e trasformati in Italia saranno finalmente riconoscibili sugli scaffali dalla dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.
“Oggi andiamo a raggiungere un altro importante traguardo, etichette trasparenti non solo per passata ma anche per pelati, polpe, sughi e concentrati”. E’ quanto afferma il Presidente diColdiretti Arezzo Lidia Castellucci. “Un passo determinante per tutelare un patrimonio di oltre 5 miliardi di chili di pummarola italiana – prosegue il Presidente – che rappresenta una componente fondamentale della dieta mediterranea come richiesto dall’82% dei consumatori nella consultazione on line sull’indicazione di origine obbligatoria degli alimenti e finalmente sono tolte dall’anonimato tutte le coltivazioni di pomodoro diffuse lungo tutta la penisola su circa 72.000 ettari da 8mila imprenditori agricoli e destinati a 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro in Italia ben 10mila persone”.
“E’ la madre di tutte le battaglie di Coldiretti – conclude il Presidente Cstellucci - perché riteniamo immorale, oltre che dannoso dal punto di vista economico, che i nostri prodotti, oltre ai problemi dovuti alle avversità climatiche, debbano subire la concorrenza sleale di prodotti che non svelano l’origine spacciandosi come italiani e dei quali non si conosce nulla dei metodi di produzione, trasformazione e conservazione”.
Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno infatti avere d’ora in poi obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Per consentire lo smaltimento delle scorte i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perché immessi sul mercati sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.
“Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero - afferma il Direttore diColdiretti Arezzo Mario Rossi- sono arrivati nel 2018 il 15% di derivati di pomodoro in più rispetto allo scorso anno secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi ai primi cinque mesi che fotografano una invasione straniera di ben 86 milioni di chili provenienti nell’ordine da Stati Uniti, Spagna e Cina”.
“Il nostro invece è un patrimonio che va salvaguardato – asserisce il Direttore Rossi - garantendo il rispetto dei tempi di contrattazione per consentire un’adeguata pianificazione ed una giusta remunerazione agli agricoltori aretini, evitando moltiplicazioni del prezzo dal campo alla tavola, per offrire qualità elevata dell'agroalimentare a prezzi equi specialmente della Valdichiana, area vocata alla coltivazione di pomodoro che negli anni ha visto diminuire le coltivazioni in maniera considerevole. Per questo ci battiamo con forza per la trasparenza in etichetta e seppur accogliamo positivamente questo nuovo traguardo siamo sempre preoccupati per tutti gli altri prodotti ancora senza identità”.
La nuova normativa entra in vigore mentre si sta concludendo la campagna di raccolta del pomodoro in Italia che quest’anno dovrebbe assicurare un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. Si tratta di una attività che impegna in moto in Italia una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo.
L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana.
Oggi in Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno di a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti e ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.