MARIA ROSA DI TERMINE
Cronaca

Ponte Catolfi, cantiere infinito: ora è bagarre

Un post sui social della figlia di Pupo fa innescare l’ennesima polemica tra opposizione e giunta. Così il quadro degli interventi.

di Maria Rosa Di Termine

E’ un collegamento fondamentale tra le due sponde dell’Arno in primo luogo per Laterina e più in generale per una bella fetta del territorio valdarnese. Da sempre il ponte Catolfi è il trait d’union essenziale tra la Regionale 69 e la Setteponti ai piedi della fascia collinare e del Pratomagno. E’ chiuso ormai da quasi un anno da quando si è insediato il cantiere incaricato di costruire ex novo un attraversamento in acciaio a una sola campata, rimpiazzando la vecchia struttura che risaliva agli anni ‘50 del secolo scorso. Il tutto per una spesa complessiva di circa 1 milione e 800 mila euro, costi interamente coperti da finanziamenti regionali. Complici il Covid-19, il lockdown e una serie di disavventure di natura tecnica i tempi per il taglio del nastro sono slittati passando da questo agosto a inizio 2021 e, insieme ai ritardi, crescono il malumore e le polemiche politiche tra l’opposizione e la maggioranza di governo del Comune unico.

Ad innescare l’ultima diatriba e un botta e risposta tra le parti un post sui social della ex consigliere di minoranza Ilaria Ghinazzi, per inciso figlia del celebre cantante e showman Pupo. Nel mirino, visto l’allungarsi del cronoprogramma del Catolfi, la decisione dell’amministrazione guidata da Simona Neri di scartare una soluzione temporanea per non penalizzare ulteriormente cittadini e imprese dei paesi interessati dall’opera pubblica. Ovvero edificare un ponte provvisorio in ferro, il classico Bailey di tipo militare. Idea che, ha fatto notare la Ghinazzi, era stata presentata senza successo proprio dalla minoranza consiliare di cui faceva parte prima delle dimissioni, ma non era "mai stata presa in considerazione. Sarebbe stata una soluzione semplicissima – aveva sottolineato – dal momento che c’erano e ci sono le risorse economiche".

A replicare, dopo qualche giorno di riflessione, il vicesindaco Andrea Sordini che ricorda come l’eventualità fosse stata vagliata con attenzione e in seguito accantonata. E puntualizza il motivo della scelta: "Ci confrontammo con i nostri uffici, con quelli della Regione, ente che finanzia per intero l’intervento, e soprattutto con il Genio Civile. Ne venne fuori una prospettiva poco consolante. Il Bailey sarebbe stato a tutti gli effetti un’opera pubblica" con tanto di procedure tecniche e burocratiche da osservare (indagini, affidamento incarichi, progettazione, gare di appalto) e tempi di realizzazione incerti. Non solo perché a compendio del ponte in ferro c’era l’obbligo di interventi accessori complessi e costosi. Insomma, non era certo che avrebbe visto la luce prima del nuovo Catolfi "per il quale era già stata individuata la ditta affidataria e i lavori erano praticamente al via". Fu bocciata anche la creazione di un guado, proposta durante un incontro al Genio Civile alla presenza del sindaco, degli assessori e dei capigruppo delle opposizioni.

"Un passaggio limitato dell’acqua – continua Sordini – per garantire la possibilità di attraversare da una riva all’altra, ma anche questa strada si risolse purtroppo con un nulla di fatto e con troppi fattori ostativi".

E quindi, seppure il varo del nuovo ponte è in ritardo, com’è evidente, arriverà al traguardo, conclude l’amministratore, con le garanzie del Codice degli Appalti e con "un responsabile unico del procedimento che garantisce e vigila perché tutto si svolga nel rispetto delle leggi e dei contratti stipulati".