ALBERTO PIERINI
Cronaca

Ponte, c’è l’ultimo assalto Tutti i percorsi della festa

Chi arriva dal Rossellino guadagna il centro ma spesso salta Guido Monaco. Chi sbarca al Pietri atterra tra le attrazioni del Prato e sopra il mercatino tirolese

di Alberto Pierini

Un ponte sullo stretto di Natale. La Città delle feste, non contenta di aver issato la sua bandiera tra le grandi piazze sotto l’albero, riparte all’abbordaggio. E sul filo delle regole della "pirateria" lo fa attaccando il bersaglio grosso da due posizioni, tanto per non lasciargli scampo.

Arrivate dal Rossellino? Fatevi lasciare nel piazzale e puntate le bussole sul nord. Eccovi attraversare Porta Buia, pronti a guadagnare la città alta. O meglio ancora eccovi in via Petrarca. Da lì non passa mai nessuno, come se la strada fosse minata. Eppure sfocia in Guido Monaco, all’altezza del primo sorso del Natale. Gli artigiani che vendono solo quanto costruiscono, quindi un fatturato e un’idea. Pochi si affacciano eppure quei banchini valgono oro.

E a quel punto scivolate verso valle e fatevi afferrare dai mercatini tradizionali. A San Jacopo e a piazza Risorgimento c’erano i mercatini quando i tirolesi erano di là da venire e forse ci saranno quando tirolesi saranno già andati via. Come tutte le cose dal sapore antico nessuno se le fila. Eppure quei mercatini stanno cambiando, hanno varato il primo banco per la somministrazione, stanno provando a cambiare prodotto e dimostrare che sono natalizi davvero.

Venite da via Pietri. L’arrembaggio è comodissimo, in sella alle scale mobili, appena lo sforzo di scendere se c’è una rampa fuori uso. Al’arrivo eccovi nella città alta, più vicini al Prato che a piazza Grande. Salendo in scala mobile già vedete la ruota panoramica, potete allargarla come pavoni, E intorno a quella ruota ecco il mercatino delle meraviglie, prodotti aretini e idee regalo che non disdicono mai. Con un planetario per chi ama sognare. E una Fortezza che nell’anno della pioggia regala angoli poco battuti dagli elementi e al cui interno l’assetto cambia e cresce in parallelo.

Dal muretto del Prato eccovi già proiettati verso il cuore della Città di Natale. Ma non prima di esservi affacciati su un’altra proposta artigiana. E’ in biblioteca e nel chiostro a fianco, prodotti generalmente in legno ma anche gastronomia di queste terre, a volte frutto di comunità religiose.

Ed eccovi finalmente a spiccare il volo verso il ponte della nave "nemica". Piazza Grande, il mercatino tirolese. E’ la carta moschicida della Città di Natale: da quando la Confcommercio si è inventata questa versione a sud dei banchini del’Alto Adige, da quando la Fondazione ne ha fatto il perno dell’evento. I prodotti sono gli stessi di Bolzano o Vipiteno, il viaggio è un po’ più breve. E intorno a quel punto d’appoggio si è scatenata la corsa ad arricchire il carro del vincitore. Se una volta bastavano due ore per visitare tutto ora i tempi si allungano e con i tempi si allungano anche i pernottamenti.

La corsa alla Casa di Babbo Natale, che ora si apre quasi esclusivamente per i prenotati lasciando fuori tanti pretendenti, o alla Casa della Lego, trasferitasi a San Francesco nella versione Italia in miniatura. Per una festa che progressivamente occupa gli spazi vuoti e scende verso il basso. E asseconda l’asse principale dello shopping. Ormai il vero protagonista, perché la corsa ai regali sale impercettibilmente e non la puoi sfamare solo con i mercatini. E così eccoti a seguire il percorso della Città di Natale con un occhio puntato alle vetrine. Ai Portici i banchi dei sapori, in una maratona di 4 giorni che si chiude domani. Mentre il circo degli appuntamenti si sposta con te.

Dal Prato a Sant’Agostino, tra le fontane danzanti, l’avanzata dei trampolieri, i carillon viventi. Perché tutto fa spettacolo: e disegna un impareggiabile presepe.