"Tornassi indietro non sparerei. Starei fermo, a sperare che qualcuni arrivi a salvarci". Le parole sono di Sandro Mugnai. La sera dell’Epifania del 2023 sparò a Gezim Dodoli: il vicino di casa che gli stava distruggendo l’abitazione con la ruspa. L’albanese morì sul colpo mentre Mugnai venne arrestato. Dopo pochi giorni uscì dal carcere, la gip riconobbe la legittima difesa ma dopo poco iniziò il processo a suo carico. Il primo, con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa che si concluse con un rinvio degli atti alla pm per la riformulazione del capo di imputazione. Ora con il nuovo avviso di conclusione indagini Mugnai aspetta il secondo procedimento, stavolta con l’accusa di omicidio volontario.
Mugnai, cosa ricorda di quel 5 gennaio?
"Ricordo quel mezzo che faceva avanti e indietro nel piazzale. Gli abbiamo chiesto di fermarsi, urlando e facendo gesti, ma lui niente. Anzi, mio fratello è sceso alla porta, si è affacciato, e Dodoli gli ha dato una botta ad altezza faccia, buttando giù tutto. E così è dovuto tornare in casa. Poi abbiamo dovuto difenderci perché lui non si fermava. Io ho sparato il primo colpo a terra, poi verso di lui".
È iniziato il processo. Prima un’accusa, poi una più pesante: omicidio. Come ha vissuto questi mesi?
"Male. Malissimo. Il discorso della coscienza è una delle prime cose, perchè torna sempre in mente questa scena. Vedere poi che alla fine nemmeno ti hanno creduto nonostante tutti noi in casa abbiamo riferito la stessa versione, amareggia molto. Anzi ho sentito dire in aula cose che io non ho mai fatto. Io da questa casa non sono mai uscito con la carabina, mi sono solo affacciato dalla finestra".
Nasce un comitato per supportarla. Che effetto le fa?
"Mi ha fatto molto piacere. Li ringrazio molto per la collaborazione e per l’aiuto morale che dimostrano".
C’è anche Don Natale tra di loro.
"Sì, lui mi è stato sempre vicino, a me e alla mia famiglia. Ci ha sempre confortato per la situazione che stiamo vivendo".
Che rapporti aveva con Dodoli?
"Da parte mia ottimi. Io l’ho sempre aiutato in quello che mi chiedeva. Tre giorni prima dell’assalto con la ruspa gli prestai il caricabatteria proprio per quel mezzo".
Tornasse indietro rifarebbe quello che ha fatto?
"No".
Perché?
"No. Assolutamente no. Mi metterei ad aspettare a casa, sperando che qualcuno arrivi in tempo a salvarci. Anche perchè, per essermi difeso, oggi mi ritrovo in questa condizione, nonostante abbia salvato la mia famiglia. E non rifarei quell’atto, anche considerato come sono andate poi le cose".