REDAZIONE AREZZO

Prada già vola come Luna Rossa. Nei primi sei mesi vendite al +17%. Tante piccole aziende in affanno

Il gigante della moda continua ad assumere: caccia ai talenti necessari. I dipendenti aretini sono oltre duemila. Si allarga la forbice con le realtà minori. Cgil: "Fase di incertezza. Attenzione alle ricadute su altri settori". .

Prada già vola come Luna Rossa. Nei primi sei mesi vendite al +17%. Tante piccole aziende in affanno

Il paradosso sta nella forbice che taglia la trama in due: da un lato c’è Prada che naviga con il vento in poppa e gira la boa dei primi sei mesi dell’anno con un +17% di vendite rispetto al 2023. Vento potente nelle sue vele e sulla tolda di comando un piano di assunzioni pressochè giornaliero: oggi i dipendenti sono circa duemila nell’aretino, cinquemila in Italia. L’azienda cerca talenti da inserire nelle divisioni e lo fa pescando anche dalle agenzie interinali della provincia. Dall’altro lato, ci sono piccole aziende, in particolare calzaturifici e "officine" di pelletteria col fiato corto e, almeno in alcuni casi, già con i libri contabili chiusi. Nella prima parte dell’anno "è aumentato in maniera esponenziale il ricorso alla cassa integrazione o l’attivazione di strumenti a sostegno del reddito per le Aziende Artigiane, FSBA. Purtroppo per alcuni non sono neppure sufficienti e per resistere al perdurare di questa fase stanno valutando l’apertura di procedure concorsuali". L’osservatorio di Elisa Calori, funzionaria Filctem Cgil Arezzo è fatto di numeri, grafici, dossier, ma anche di volti e di storie. "Siamo tre funzionari specializzati in questo settore e ogni giorno ci confrontiamo con decine di aziende che stanno valutando o richiedendo la cassa integrazione o l’apertura di casse di solidarietà". Il quadro preoccupa ma al momento non si può - e non si deve - parlare di crisi.

C’è tuttavia una fase di stagnazione che non fa bene alle imprese. Che, invece, hanno bisogno di correre per crescere. Il quadro aretino è fatto di luci e ombre. Sopratutto aumenta la forbice tra "grandi" e "piccoli", forse agevolata da una contrazione generale dei consumi, specialmente dai mercati asiatici che nel sistema moda aretino e nazionale hanno sempre investito molto. "Stiamo attraversando una fase di stasi cominciata per alcune aziende un anno fa e che adesso si sta estendendo ad altre imprese".

Come un contagio che ancora vive il suo periodo di incubazione ma, avverte Calori, "va monitorato costantemente perchè l’altro elemento che crea incertezza è l’impossibilità di prevedere l’andamento di questo fenomeno che segue, quasi come in un’altalena, il boom del post Covid. Un fattore che rientra nel novero delle concause della frenata". Si tocca con mano di più nelle imprese contoterziste che lavorano "per i grandi marchi francesi che scontano un momento di difficoltà per il calo di ordini dall’estero". Ma se è difficile prevedere in cosa si tradurrà l’incertezza del momento, la preoccupazione degli analisti si appunta, giocoforza, sulle possibili ricadute in altri settori produttivi, che non riguardano direttamente il sistema moda, ma viaggiano al suo fianco, sopratutto nel filone degli accessori per borse e scarpe. Un quadro nebuloso rispetto al quale Calori accende i fari dell’allerta pure sul fronte occupazionale: ""I fornitori e i contro terzisti dei brand, specie quelli di seconda e terza fascia, sono in piena sofferenza e la tenuta è a rischio nonostante la resilienza degli imprenditori. Per questo chiediamo l’attivazione di strumenti straordinari a sostegno del reddito per le aziende che stanno finendo la cassa integrazione o l’Fsba. Richieste formulate già dalla nostra categoria regionale verso Roma".

Lucia Bigozzi