CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Premio Diari al gran finale. Violenza di genere e guerre nell’edizione dei 40 anni

Nel pomeriggio si conoscerà il vincitore della rassegna di Pieve Santo Stefano. Un premio al regista Giorgio Diritti e alla memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. .

Premio Diari al gran finale. Violenza di genere e  guerre nell’edizione dei 40 anni

Un’immagine del Premio Diari di Pieve, a destra il regista Giorgio Diritti

È la domenica della fumata bianca a Pieve Santo Stefano per il Premio Diari, intitolato al fondatore Saverio Tutino. Nel pomeriggio, si conoscerà il vincitore della 40esima edizione, che uscirà dalla rosa degli otto finalisti già noti da tempo. Prima di ricordare i "papabili", uno sguardo al programma odierno, che inizierà alle 9.30 con l’incontro fra la commissione di lettura e i diaristi della lista d’onore, autori di testi degni di nota ma non entrati in finale: Maria Anici, Primo Carducci, Paolo Casalini, Mario Ciacci, Elena De Luca, Wanda Montanelli, Alberto Noli e Uliano Ragionieri; vi saranno anche interventi musicali della Pieve Jazz Big Band. Sempre nel corso della mattinata saranno inoltre consegnati i Premi speciali: per il miglior manoscritto originale attribuito alla Famiglia Saint-Cyr per l’epistolario "Il Carteggio salvato (1848-1942)"; quello in memoria di Giuseppe Bartolomei, attribuito a Maria Camerini Scola per "Alma sei ricca in amor", diari e memorie dal 1876 al 1924 che vanno a comporre un’opera monumentale, che copre quasi cinquant’anni di vita dell’autrice, una nobildonna di origini venete, primogenita del conte Giovanni e della contessa Luisa Raimondi di Podio. Alle 16 sarà il momento del Premio "Città del Diario", quest’anno attribuito al regista Giorgio Diritti, per "per lo spessore del suo impegno civile e per l’incessante attenzione che dedica alle storie marginali. Il suo cinema affronta grandi temi dal valore universale, dall’identità culturale al disagio psichico, dalla liberta` di espressione alla memoria, all’infanzia. Al contempo, il suo sguardo attento si e` sempre posato sulle vicende degli oppressi, sulla natura delle comunità più circoscritte, fin dall’esordio con Il vento fa il suo giro e il successivo L’uomo che verrà, ricostruzione storica dell’eccidio di Marzabotto". Ed eccoci agli otto finalisti: storie di guerra, di lavoro, di violenza e sopraffazione sulle donne, attraversano tre diari, tre memorie e due autobiografie, offrendo uno spaccato della società italiana del passato ma sempre attuale. Uno di essi, si aggiudicherà il premio. Albertina Castellazzi racconta il suo percorso verso l’emancipazione in "Fendevo l’aria". È invece la conquista di una moglie, in una Sicilia apparentemente lontana dalla storia e dagli eventi che stanno trasformando l’Italia, a preoccupare cento anni fa Cosma Damiano Di Salvo, autore di "La proposta di matrimonio", mentre Mario Morandi annota le deludenti esperienze professionali, la crisi politica di idealista fascista, il rifiuto di aggregarsi alla Repubblica Sociale e gli anni drammatici di Roma città aperta in "Dall’Albania alla libreria". Guerrino Nati, nel diario "Figli bastardi dell’antica Roma (1943-1944)", racconta l’indignazione per la gioia dei commilitoni nel giorno della resa italiana agli eserciti alleati, seguita dallo sconforto per la reazione tedesca. La "Terra bruciata", che dà il titolo alla memoria di Maria Rossi, è l’indifferenza attorno al suo dolore.

Alle violenze subite per opera del marito reagisce impegnandosi in politica e trasferendosi da Roma ad Arezzo, dove apre una pizzeria. Singolare la storia "Ricordi di un nomade" di Giovanni Stefanolo, che ha fatto tanti mestieri, rimettendosi continuamente in gioco e combattendo la Prima Guerra Mondiale. E poi Giuseppe Trinchillo, ex capitano dell’Esercito, che nella sua memoria "Come il Signore volle" rievoca le vicissitudini della sua famiglia allargata dopo lo sbarco delle truppe Alleate a Salerno, nel novembre 1943, e la liberazione della città. Infine Rachele Venturin, che ha scritto l’autobiografia "Per fortuna siamo fragili". Figlia di due attivisti di sinistra, è vissuta in più Paesi esteri e sogna una vita "normale"; invece le sue scelte di adulta la conducono a sperimentare sempre nuove esperienze, con altre vicissitudini per lei.