di Alberto Pierini
AREZZO
E’ una frenata che non lascia segni profondi sull’asfalto, solo una sorta di buffetto alle tasche degli aretini. Sotto assalto da quasi un anno. Dall’inizio della guerra: anzi prima, perché già i rincari dei carburanti e soprattutto del gasolio, partiti addirittura alla fine del 2021 , avevano cominciato a pesare sul carrello della spesa. Spesa che da allora è saltata in ascensore, destinazione il tetto del mondo. O forse un picco che sembrerebbe raggiunto.
La prima, timida schiarita arriva a cavallo degli ultimi dati pubblicati dal ministero per lo sviluppo economico sui prezzi reali di Arezzo. Fotografa gli scontrini di cassa all’inizio di dicembre. E vedi i segni almeno di una controtendenza. Ci sono prodotti chiave che arretrano o almeno bloccano la loro avanzata.
E tra questi ci sono alcuni di quelli diventati simbolo dell’escalation di un anno. La farina ad esempio: una salita impressionante del 58,8% a ottobre sullo stesso mese di un anno fa. E a fine novembre il prezzo che si blocca a quello precedente, sperando che al prossimo report inizi la discesa.
Ancora più evidente il dato sull’olio di semi: in un anno era salito del 118,4%, oltre il raddoppio della spesa. Stavolta eccolo in leggero calo: lontano, lontanissimo dai tariffari di un anno fa ma almeno la conferma che qualcosa comincia a cambiare.
Anche la pasta interrompe la sua scalata irresistibile, anche in questo caso in un anno calcolata ad un +59%: per un mese il prezzo si blocca a 1.98 euro al chilo. E fa l’effetto di essere tornati ad un anno fa, quando eppure oscillava tra 0,7 e 1,3, alla vigilia di un altro mondo.
In discesa anche il prezzo del tonno in scatola, che atterra a 10,55 euro al chilo, sempre lontanissimo dai 9 e qualche centesimo del 2021. E un calo ancora più robusto è quello del latte, che nella versione fresco e intero scende a 1,74. Il calo più robusto riguarda la passata di pomodoro, siamo a 1,67 contro l’1,96 del mese prima. Una discesa del 17%, se si estendesse al resto del carrello farebbe ben sperare su uno spiraglio di luce.
Ma i segnali in controtendenza invece non mancano. Il più eclatante è il burro, almeno tra i prodotti imprescindibili per la cucina di tutti i giorni: passa da 10,48 a 10,98, un’accelerazione di oltre il 4% che nel mese della frenata colpisce l’attenzione. E salgono anche il latte parzialmente scremato, l’olio d’oliva (forse legato alla produzione di grande qualità ma non infinita), il parmigiano.
Ma in compenso c’è un calo anche qui dopo mesi di risalita del prodotto principe della tavola, il pane, che stavolta si assesta 2,86 euro al chilo. Si tratta, ricordiamo, di prezzi medi rilevati dalle attività: quelli massimi, tanto per avere un’idea, arrivano fino a 4 euro, sempre nel taglio da un chilo.
Un quadro complessivo che di sicuro non basta a cantare vittoria. Intanto perché fotografa delle tendenze ancora non molto marcate e che potrebbero essere sovvertite già nel prossimo report, quello dei dati a fine dicembre. Anche se sono in linea con il trend nazionale, che già era segnalato in una fase di prima flessione.
E poi si incastra in un anno "orribile" sul piano dei prezzi. L’inflazione alimentare su Arezzo è arrivata oltre il 13%, tra le più alte in Italia. E già a luglio veniva stimata in un maggior esborso per le famiglie di 500 euro: dato che era stato sorpassato in tutte le verifiche successive, da agosto a ottobre. Fino alla fine novembre della prima ritirata: uno squillo di tromba che riapre la partita.