Prezzi, una frenata al rallentatore. In calo anche pane e cereali ma pesano ancora i rialzi post Covid

L’impennata degli ultimi anni è appena scalfita dalla flessione che comunque è continuata pure ad aprile. Il fornaio contro il lavoro no stop: "Le materie prime restano care, io continuo a chiudere in certi festivi".

di Angela Baldi

AREZZO

Frena l’inflazione e viaggia a marce basse anche il carrello della spesa. Piccole buone notizie, anche se i leggeri cali a cui stiamo assistendo oggi non colmano l’enorme gap con le impennate vissute negli ultimi anni. Vale per il gas e i carburanti e per i prodotti base come pane e farina. "L’inflazione di aprile è in frenata: +0,8% contro +1,2% di marzo. Rallenta al +2,3% (contro il +2,6% precedente). Significa che la principale minaccia, in Italia e in Europa, non è più l’inflazione galoppante ma la stagnazione economica - dice Fabio Mascagni Presidente Cna Arezzo - La Bce deve procedere con la discesa dei tassi, immediata e non episodica, a cui deve seguire da parte delle banche un rapido allentamento delle condizioni per l’erogazione del credito alle famiglie e alle imprese. Solo così potranno ripartire investimenti e consumi". Che i prezzi dei beni alimentari e non solo siano in frenata lo dimostrano anche i numeri della variazione tendenziale e congiunturale dell’ultimo mese disponibile, quello di aprile, forniti dall’ufficio statistica del Comune di Arezzo e calcolati su dati Istat.

La categoria aggregata Pane e cerali dice che la variazione tendenziale rispetto allo stesso periodo dell’anno prima è del 1,3, ma rispetto al mese scorso c’è stato un calo dello 0,2. La tendenza è dimostrata da varie voci scorporate. Il riso è passato da un aumento dello 0,8 in un anno al -0,2 nell’ultimo mese, la farina e i cereali dal -2,2 al -0,8, il pane fresco 0,7 in un anno e 0,5 in un mese, il pane confezionato da 0,9 a 0,1, si ferma la pizza salita del 2,7 in un anno ma senza aumenti nell’ultimo mese. La pasta fresca e secca in calo del 3,2 tra aprile 2024 e aprile 2023 e del -0,5 tra aprile di quest’anno e marzo 2024. Cali che però non bastano ancora a dare slancio ai consumi e a far respirare i produttori. "Lavoro con la gdo per l’80% e questa leggera inflazione l’abbiamo riscontrata in diverse materie prime – spiega Nico Vanni (nella foto) panificatore di Castiglion Fiorentino che in passato aveva fatto battaglie contro le aperture indiscriminate e aveva spento il forno a ferragosto per protesta – quello che ha influito di più è stato il calo del gas per noi e allo stesso tempo quello dei carburanti avendo una logistica importante con spostamenti in tutta la provincia aretina fino a Siena e all’Umbria. Ma ancora siamo lontani dai prezzi pre Covid e pre guerra. Va tenuto in considerazione il fatto che veniamo prima da due anni di pandemia e quando pensavamo di aver superato il peggio ci siamo ritrovati la guerra nel granaio d’Europa. A livello di farine ha inciso molto. Durante il Covid anche se non abbiamo mai chiuso c’è stata una decrescita del fatturato, la gente era a casa cucinava e non poteva spostarsi. Da anni lavoriamo a rimessa, i cali di oggi sono piccoli rispetto ad aumenti pazzeschi, il metano per noi aveva fatto il 400% in più dopo la guerra. Ancora quindi non arriviamo a coprire i costi sostenuti in questi anni. Sono appena andato a contrattare l’olio extravergine Ue con i fornitori, siamo arrivati a oltre 11 euro al litro quando due anni fa erano 5. Utilizziamo solo grani italiani da mulini del territorio ma il prezzo della farina aumentando i costi di produzione e lavorazione è salito. Costi che ho dovuto assorbire lavorando con la grande distribuzione. Mi auguro che questa tendenza al ribasso dei prezzi continui ma ci vorrà molto tempo per pareggiare il gap con gli aumenti stratosferici degli ultimi tempi".