Arezzo, 4 luglio 2021 - «Riapriamo alle 21.30». Il commercio si issa sulla sua ultima spiaggia di stagione: ma lo fa con un filo di distacco e un pizzico di aplomb. La stragrande maggioranza delle vetrine partecipa alla notte bianca della Confcommercio: un 80% abbondante, con adesioni che si restringono via via che ci si allontana dall’asse caldo del Corso. Ma c’è chi stacca per la cena e torna: in coda ad una giornata lunga.
Partita alle 9 con qualche affollamento, di quelli che portano affari e non contagi. Alle catene low cost, all’intimo. «Una partenza prudente, lontana da quella del 2019: ma migliore nettamente del 2020» sintetizza dal regno della biancheria personale Giorgio Venturini. Che risparmia sui classici buttafuori all’ingresso, è uno di quegli anni che non li richiedono, nè ha bisogno di buttadentro come i locali di piazza Grande ma registra sprazzi interessanti.
Sono tutti lì a lanciarsi nei saldi estivi. Perfino con qualche adesione a sorpresa: come Carlo Donati, che da piazza Risorgimento per una volta prova a intercettare la ripartenza della notte, dopo aver assaggiato quella delle cerimonie. O come Bindi, marchio storico dei giocattoli. Gli sconti sono generosi ma non da follia. Ci sono quelli che vanno sul sicuro «fino al 70%», dentro cui ci sta tutto e non ci sta niente, ma anche quelli che annunciano sconti senza specificarne l’entità.
Tutti hanno un gran bisogno di vendere, ma avverti la voglia di farlo meno possibile sottocosto. E’ il primo bagno di folla dopo cena, anche se lontano dai numeri del 2019. In giro buste con gli acquisti ne oscillano: ma la prudenza regna sovrana. E il simbolo della prudenza nell’era dei saldi sono gli scontrini leggeri: compri ma a poco prezzo, sorseggi la voglia di ripartire ma senza svenarti.
Nel cuore della notte bianca i ristoranti sono pieni e i negozi molto meno. Ma già prima della pandemia la festa aveva il dna del «mangiaebevi». Ai mille tavoli apparecchiati in strada si alternano i turi, code compatte in via Mazzini ma anche in via Crispi, in via de’ Cenci, in via de’ Redi.Un po’ meno in piazza Grande, la forbice del 2020 si è un po’ ristretta. Anche se alcuni dei locali sotto le Logge calano l’asso: ottengono il permesso di apparecchiare anche il Praticino, compensando i tavoli chiusi per i banchi della Fiera.
A sinistra un locale, a destra gli altri E poi i tavoli sbucano lo stesso, anche tra un banco chiuso e l’altro. La terrazza del Praticino si unisce così ai nuovi luoghi delle cene a cielo aperto, tra i quali ormai figurano stabilmente via Ricasoli ai piedi della Cattedrale, la piazzetta dell’Archivio di Stato, via Bicchieraia. E il colpo d’occhio, tra luci basse, siepi e simili, è discreto.
Come quello dei musei aperti, i turni di visita sono esauriti, anche se secondo i numeri Covid. La direttrice dell’Archeologico Maria Gatto con un bellissimo abito bianco sorride stupita tra i visitatori che finalmente brulicano. Non tutte le strade sono della partita, come una volta. Ma i vicoli sono un muro di folla, San Francesco risale, la Badia offre un volto elegante. Guido Monaco, orfana del progetto tavolini, è sempre troppo al buio ma i locali lavorano pancia in terra.
E i saldi infiammano l’Outlet Valdichiana: dalla mattina, l’assalto assicurano i titolari dei tempi migliori. «Abbiamo registrato numeri da pre-pandemia» indicando un volume di affari ma anche l’obiettivo di tutti. Che è quello di ripartire, rimettersi in carreggiata, resistere. Ma alla fine soprattutto di tornare alla normalità. Tutto bene non è andato, in barba ai disegni dei bambini. Ma potrebbe andare anche peggio. Meglio accontentarsi