Luca Amodio
Cronaca

“Sarà la guerra dei cent’anni”, inizia il processo per Mugnai. Da sentire novanta testimoni

Al via il procedimento a carico dell’artigiano che sparò al vicino che gli stava distruggendo casa. Infinita la lista dei testimoni che compariranno, acquisite le intercettazioni della chiamata al 112

“Sarà la guerra dei cent’anni”, inizia il processo per Mugnai. Da sentire novanta testimoni

Arezzo, 16 marzo 2025 – “Sarà come la guerra dei cent’anni”. Lo dice qualcuno uscendo dall’aula Miraglia, dove è iniziato il processo per Sandro Mugnai: l’artigiano di San Polo l’Epifania del 2023 uccise a colpi di fucile Gezim Dodoli, il vicino che gli stava distruggendo casa con la ruspa. La lista dei testi presentata ieri in aula arriva quasi a quota 90. Certo, alcuni sono stati nominati sia dall’accusa che dalla difesa, ma non sarà un processo che si risolverà in un paio di udienze. Anzi. Basti pensare che solo i legali di parte civile, Francesca Cotani e Daniel Sussman hanno chiesto di sentire 58 testimoni. Si tratta di chi ha portato avanti le indagini, carabinieri e Ris di Parma, ma anche consulenti tecnici. C’è da aspettarsi una battaglia di perizie tra accusa e difesa: tra gli esperti di balistica e gli ingegneri che possano offrire un quadro dettagliato su quella che era la tenuta dell’immobile presa a colpi dalla benna del mezzo. La corte d’assise, presieduta dalla presidente della sezione penale Anna Maria Loprete, inizierà ad ascoltarli il prossimo 8 aprile, quando è fissata la prima udienza vera e propria del procedimento. La telefonata di soccorso al 112 e le intercettazioni sono state trascritte, adesso si parte con i 17 testi della pubblico ministero Laura Taddei, poi la carrellata dei 58 dei legali di parte civile e si concluderà con i 14 degli avvocati dell’imputato.

Già, poi c’è Sandro Mugnai. Il protagonista, suo malgrado, della vicenda ieri non era in aula ma l’avvocata Francesca Lelli ha pochi dubbi: “Ci sarà alle prossime udienze”, dice scandendo le parole. Che poi venga sentito o meno in aula è tutto da vedere. Può anche decidere di non parlare davanti ai giudici, tra cui sei popolari che dovranno decidere se condannarlo o assolverlo. Nel primo caso rischia fino a 21 anni di carcere, pena alla quale dovranno essere sottratti anche gli eventuali attenuanti visto che l’artigiano ha le fedina penale pulita. Cioè zero precedenti.

Ma la difesa non punta a sconti: “L’obiettivo è sempre quello: vogliamo l’assoluzione”, dice Lelli fuori dall’aula. Il concetto intorno al quale ruota il processo è uno dei più discussi, fuori e dentro le aule di tribunale, degli ultimi anni: la legittima difesa. Mugnai ha agito per salvare sé stesso e la sua famiglia? Questo è il nodo da sciogliere. L’artigiano imputato dice che non aveva altra alternativa. There’s no alternative, a dirla con la Thatcher, è anche la linea che vogliono far passare i difensori che dovranno persuadere la corte che non si è trattato di un omicido volontario. E questa è l’ipotesi di reato che gli contesta la pm sulla quale i legali di parte civile han fatto leva fin dall’inizio visto che prima di questo procedimento se n’era aperto un altro nei confronti di Mugnai. In prima battuta era stato accusato di eccesso colposo di legittima difesa dalla procura ma il procedimento, che si svolse a porte chiuse perché venne scelto il rito abbreviato, si concluse con una restituzione degli atti alla procura. Perchè? Per riformulare l’accusa e alzare l’asticella: non si tratta di legittima difesa né di eccesso colposo di legittima difesa, bensì è uno scenario domicidio volontario. Questo in sostanza c’era scritto nell’ordinanza del gup Claudio Lara. Linea adottata anche dal collega giudice per le udienze preliminari Stefano Cascone che nel suo decreto di rinvio a giudizio scrisse: “Nel mentre era in corso l’azione offensiva di Gezim Dodoli rivolta alle autovetture Mugnai Sandro posizionato all’esterno del fabbricato, in prossimità della scala esterna, armato della carabina legittimamente detenuta, sparava un proiettile contro la cabina della macchina operatrice”.

In sostanza, nella ricostruzione dei giudici, Mugnai ha iniziato a sparare prima che Dodoli gli attaccasse casa: avrebbe aperto il fuoco prima, mentre gli distruggeva le macchine. A corroborare la tesi ci sono i rilievi dei Ris ma a confutarla c’è una perizia eseguita dalla difesa di Mugnai. Ma adesso si parte da zero: quel che conta è quello che verrà accertato in aula.