
Producono super conigli Sono nutriti con Omega 3 Parte un progetto pilota
di Gaia Papi
Si chiama Omega Rabbit e ha come obiettivo la realizzazione di un consorzio per la produzione di carne di coniglio di qualità. Il progetto parte da un’idea di Gabriele Brecchia, docente dell’Università di Milano, vede impegnato un gruppo di ricerca del dipartimento di scienze agrarie, alimentari e ambientali e quello di veterinaria dell’Università degli Studi di Perugia, il Crea di Monterotondo, e passa da Caprese Michelangelo.
Sì, perché nel Borgo Faeta Country Relais si sta procedendo alla prima fase di sperimentazione sul campo. Luca Fontana, titolare dell’agriturismo, da tempo si è dedicato all’allevamento di conigli.
Il team di ricerca lo ha scelto per valutare gli effetti di una nuova dieta, ricca di Omega 3, sui conigli da lui allevati con l’obiettivo di dar vita ad una produzione di carne di elevata qualità che favorisca la salute e il benessere del consumatore. Ma andiamo per step. Tra i paesi partner del progetto: la Francia, la Tunisia e l’Egitto. La collaborazione punta a esplorare la fattibilità di un nuovo alimento funzionale basato sulla carne di coniglio, così da divenire un’opportunità importante per i Paesi dell’area del Mediterraneo. "Fino ad otto anni fa l’Italia era il secondo più grande produttore di conigli dopo la Cina. La crisi economica ha cambiato le carte in tavola, ecco quindi l’idea di rilanciarne l’allevamento e il consumo" spiega Brecchia. "E quale miglior modo se non produrre carne di coniglio in modo funzionale, ovvero per averne vantaggi".
Questo, secondo le ipotesi del progetto, sarebbe possibile con una dieta per il coniglio arricchita di Omega 3, fattore che contribuirebbe a migliorare la salute umana, oltre che dell’animale. Partendo dalla dieta che Luca Fontana sta garantendo ai suoi conigli nell’allevamento: "Un’alimentazione più ricca di Omega 3 potrebbe aumentare il benessere dell’animale, quindi portare ad una riduzione della mortalità e un aumento della resistenza alle patologie con una conseguente riduzione all’uso dei farmaci, in particolar modo degli antibiotici così da ridurre anche il problema dell’antibiotico resistenza" spiega il professore. Un prodotto che, oltre alla salute, potrebbe strizzare l’occhio al mondo del lavoro contribuendo ad una maggiore redditività per l’Impatto socioeconomico della produzione della carne Orabbit nel mercato locale, nell’esportazione e nel lavoro. "Se gli esiti ipotizzati previsti nel progetto daranno i risultati previsti verrà anche creato un consorzio così da competere con i produttori di conigli extra-UE e, nel contempo, garantire alti standard di qualità del prodotto" continua il professore. Infine: "Verrà effettuata una attenta valutazione della carne, sia da un punto di vista sensoriale, che dal punto di vista della salute umana, con una prova clinica su volontari umani selezionati".