"Abbiamo imparato a vedere la persona che c’è nel collega". Basterebbero queste parole. Poche, semplici ma essenziali, dense di significato. Cristiano Rossi, il preside musicista com’è noto per la sua etno band, ci crede davvero nella sua iniziativa: "Portare i professori in ritiro (sì, come le squadre di calcio, ndr), insieme a bidelli e personale amministrativo ci rende uniti, ci fa arrivare carichi alla prima campanella". Ed è così che lunedì e martedì il personale scolastico dell’istituto di Lucignano Rita Levi Montalcini è partito alla volta di Chiusi della Verna per due giorni di team bulding, direbbero gli economisti.
"Ho studiato all’Università sociologia delle organizzazioni, so bene quanto questi percorsi possano cementificare il senso di appartenenza, non è un caso che quest’anno è partito tutto il personale, stiamo parlando di più di 100 persone".
Preside, si conclude la terza edizione dopo le passate a Rondine e alla Pieve di Romena, è soddisfatto?
"Molto. La mia paura era rivolta a chi aveva già partecipato a questa esperienza perché. comunque sia, sarebbe venuto meno l’effetto sorpresa. E invece no, anche loro sono rimasti soddisfatti, la cosa importante è proporre ai docenti sempre nuove esperienze".
Di che esperienze si parla?
"Cito una delle attività che abbiamo fatto. Uno dei tre docenti, ci ha chiesto di ricordare alcuni odori caratteristici della nostra vita attraverso l’olfatto. C’è chi ha pensato al profumo dei propri bambini da piccoli, chi all’odore che sente appena apre la finestra. Si tratta di esercizi o giochi peculiari, fuori dall’ordinario, ecco perché si incastrano bene con una location spirituale come questa, se avessimo svolto i seminari a scuola l’elemento meditativo sarebbe venuto, saremo rimasti incastrati nella quotidianità.
A cosa servono queste attività?
"Si impara a conoscere sé stessi e gli altri ma anche a relazionarsi. In questo modo impariamo che anche nelle piccole cose c’è la nostra storia, ecco perché abbiamo approfondito anche la meditazione intesa come un momento per fermarsi e osservare quello che abbiamo intorno. Attenzione è rivolta anche al concetto di conflitto, non inteso come qualcosa di negativo ma come un momento di confronto con l’altro dalla cui apertura può nascere dialogo. Quindi, si analizza il problema ma anche la sua risoluzione. In questo modo impariamo a mitigare i contrasti tra colleghi e tra colleghi e famiglie".
Un aneddoto curioso?
"Più di uno. Con chi ha deciso di rimanere a dormire, ci siamo riuniti dopo cena e abbiamo suonato e cantato tutti insieme. C’è stata un’atmosfera di fraternità. Abbiamo anche pensato di riproporre durante l’anno giornate per fare camminate in questi posti. Un altro? Una ragazza è stata nominata dal Provveditorato in questi giorni, non ci ha pensato due volte e si è subito unita a noi ieri. Ha capito la bellezza del nostro lavoro".
A cosa serve tutto questo?
"Per sè stessi e per gli altri e in in ultimo anche a far crescere i nostri ragazzi. È un percorso spirituale ma anche pratico perché porta a lavorare meglio con loro".
Ci sarà una quarta edizione?
"Ne parleremo insieme agli insegnanti. Quel che mi preme è che siano esperienza condivise e non imposte. I progetti in cantiere ci sono eccome, ci penso già da tempo".
Ma un versione di ritiro per studenti?
"Con un finanziamento ho proposto alle medie di fare una giornata o due, con attività simili calibrate per studenti, in uno di questi posti. Spesso i ragazzi di oggi perdono il senso della realtà per un deficit di empatia. E questo percorso invece aiuta a formare delle persone che saranno capaci di relazionarsi con gli altri".
Luca Amodio