
La polizia postale al lavoro
Arezzo, 16 gennaio 2016 - Quel proiettile ha lasciato delle tracce, che gli inquirenti stanno risalendo come a volte si fa nei fiumi. E' il proiettile calibro 7,65 spedito alla sede della banca di via Calamandrei, mettendo come destinatari Giuseppe Fornasari, Lorenzo Rosi e Pierluigi Boschi.
Una bravata, forse, ma anche una grave minaccia anche per le famiglie dei protagonisti. La Procura ha aperto un’inchiesta diretta dal pm Roberto Rossi e affidata agli agenti della Polposta. E la morsa si sta stringendo intorno a chi ha infilato il proiettile in una normale busta gialla, ovviamente senza mittente.
La lettera è stata imbucata in una delle tre cassette postali di via Vittorio Veneto, il primo screening ne ha tolto di mezzo una e la polizia postale sta lavorando sulle altre due. La missiva è stata inizialmente inviata al centro di smistamento alla stazione di Campo di Marte a Firenze. Da qui l'11 dicembre la lettera torna ad Arezzo, al centro di smistamento della Maestà di Giannino, pronta per la consegna.
Un impiegato si accorge che qualcosa non quadra, la busta presenta un rigonfiamento anomalo e anche l’indirizzo induce al sospetto. Viene avvertita la polizia postale e alla Maestà di Giannino arrivano due agenti. Sono loro a scoprire il proiettile e ad avviare le indagini. La strada dove la busta è stata imbucata viene individuata quasi subito, dal portalettere che l’ha raccolta . La Polposta ha recuperato molte immagini riprese dalle telecamere esterne che si affacciano intorno alle due cassette postali e alle rispettive aree e il materiale è vagliato in modo certosino.
Impronte digitali non ce ne sono. L’anonimo si è servito di guanti proprio per evitare di essere scoperto. Negli ambienti investigativi si respira però un certo ottimismo, insomma l’autore della minaccia potrebbe presto avere un nome e un volto.