MATTEO MARZOTTI
Cronaca

"Provo dolore e vergogna". Il nonno guidò la strage. La nipote a San Polo per chiedere perdono

Il tenente Ewert era alla guida del reggimento tedesco in Toscana. Laura solo dopo la sua morte e per puro caso ha scoperto la verità. "Assalita da tanti perchè”

Laura Ewert

Laura Ewert

Arezzo, 9 luglio 2024 – “Qualche anno fa ho scoperto per caso, viaggiando in Toscana, attraverso una pagina di Wikipedia, che non lontano da Civitella, a San Polo, mio nonno ha commesso, commissionato, terribili crimini di guerra". Le parole sono quelle di Laura Ewert, giornalista, ma anche nipote di Wolf Ewert che nel luglio del 1944 con il grado di tenente si trovava in Italia e più precisamente ad Arezzo. Era lui al comando del 274esimo reggimento corazzato, facente parte della 94esima Divisione di fanteria, che compì la strage di San Polo. Una delle pagine più nere della Seconda guerra mondiale dove persero la vita civili indifesi. Un massacro compiuto il 14 luglio del 1944. Due giorni più tardi partigiani e Alleati avrebbero liberato Arezzo. Il tenente Ewert insieme ai propri uomini e superiori era consapevole che di lì a poco avrebbero perso il controllo della zona, dovendo retrocedere ulteriormente, mentre i partigiani stavano scendendo a valle per ricongiungersi con le truppe degli Alleati le quali però erano in ritardo rispetto alla tabella di marcia.

I tedeschi, liberati alcuni loro soldati, e raggiunte le località di Pietramala e Molin dei Falchi, rastrellarono decine di persone e diedero alle fiamme le abitazioni. Si incamminarono poi con i prigionieri uccidendo quanti lungo la strada non riuscivano a tenere il passo. A San Polo i prigionieri, dopo essere stati torturati, vennero seppelliti vivi in tre fosse fatte poi esplodere. In totale persero la vita 65 civili. Un’azione brutale che negli scritti di Ewert trova spazio nelle parole usate all’indomani di uno scontro con una banda partigiana avvenuto a Palazzo del Pero: "i continui incidenti con i banditi e l’uccisione di soldati tedeschi mi hanno spinto a prendere provvedimenti molto duri contro i partigiani catturati". Uno scritto che riporta la data del 4 luglio, solo pochi giorni prima dei tragici eventi di San Polo.

Laura Ewert ha scoperto solo nel 2021 la storia di suo nonno (morto nel 1994) grazie al lavoro del giornalista Udo Gümpel e allo storico Carlo Gentile, da anni impegnati nella ricostruzione di quanto accaduto in Italia per mano delle truppe tedesche. Laura, insieme a Gümpel e Gentile, sabato scorso ha preso parte al convegno promosso dall’amministrazione comunale di Civitella in Val di Chiana, collegandosi da remoto con la sala consiliare, alla presenza del sindaco Andrea Tavarnesi. "Quando ho scoperto cosa era accaduto a San Polo sono stata sommersa da sentimenti di tristezza, dolore e vergogna - ha detto visibilmente commossa Laura Ewert - mi sono fatta molte domande sulla mia famiglia, sul perchè non abbiamo mai parlato o affrontato questo argomento. Perchè non siamo mai andati a San Polo per parlare con chi ha vissuto quella tragedia, chiedere perdono, immedesimarci per un qualcosa per il quale è difficile trovare parole adeguate".

Domenica prossima ricorreranno 80 anni dalla strage di San Polo e Laura Ewert quel giorno sarà ad Arezzo. "Possiamo prevenire qualsiasi conflitto, anche i crimini di guerra, solo con il dialogo solo se ci parliamo - ha aggiunto nel suo intervento - dobbiamo prendere consapevolezza della crudeltà e della brutalità di cui è capace l’uomo anche attraverso racconti e storie personali. Io racconterò la storia di San Polo, ciò che ha commesso mio nonno, a mio figlio, ai miei amici anche sul giornale per cui lavoro perchè non deve mai essere dimenticato ciò che è accaduto qui e perchè anche altre persone possano interrogarsi, farsi delle domande. Io posso solo ringraziare Udo Gümpel e Carlo Gentile per il loro lavoro. Senza di loro non avrei mai potuto conoscere la storia della mia famiglia".

Parole che Laura ha voluto scandire in italiano nel corso del suo intervento, chiuso con gli occhi lucidi e un augurio. "Auguro a tutti voi, alle vostre famiglie di trasformare l’incredibile dolore provato in qualcosa di positivo, perchè tutti noi, l’Europa intera deve resistere all’odio che nasce dalla paura. Dobbiamo continuare a parlare e ricordare cosa è successo in passato".