
Giovanni
Cardinali
Il diciannovesimo secolo è stato il secolo della rivoluzione ferroviaria, in tutta Europa e (nel suo piccolo) anche ad Arezzo. Dopo gli avvii in Inghilterra, la patria della rivoluzione industriale e quindi anche dell’industria pesante che serviva per binari e treni, tra il 1825 e il 1830, la prima ferrovia italiana fu la Napoli-Portici nel 1839, seguita dalla Milano – Monza nel 1840, e anche nella Toscana granducale furono aperti itinerari verso Siena, Pistoia, Pisa e la costa, nel 1848, da cui era ancora esclusa questa provincia, che però si ritrovò alla ribalta negli anni ’50 dell’800, quando si cominciò a parlare di un collegamento ferroviario che allora avrebbe dovuto unire due capitali, Firenze e la Roma ancora papalina. Ma con quale percorso? Fu una dura battaglia, anche fra le classi dirigenti aretina e senese, ma alla fine prevalse il tracciato cosiddetto delle valli: ossia dell’Arno, della Chiana, del Paglia e del Tevere, che era poi anche quello delle antichissime strade etrusche e in seguito della Cassia Vetus romana e che diventerà in un futuro ancora molto lontano l’itinerario dell’Autostrada del Sole.
La ferrovia arrivò ad Arezzo nel 1866 quando venne attivata tutta la linea tra Firenze e Roma, via Perugia, Terni e Orte, di 372 chilometri. Il tratto Montevarchi – Terontola fu inaugurato il 16 marzo 1866, quello da Pontassieve a Montevarchi era già attivo dal 1862. Nel passaggio fra il Valdarno e Arezzo vennero affrontate le opere più impegnative nel comune di Bucine con passaggi in galleria e lunghi viadotti. Arezzo, dopo secoli di isolamento, ebbe un ruolo fondamentale condiviso con poche altre città per una particolare caratteristica: l’impianto della stazione fu utilizzato contemporaneamente da quattro diverse linee ferroviarie - di cui tre a scartamento ordinario - gestite da quattro diverse società private. In una foto dell’epoca si può notare la stazione con il primo binario a tre rotaie per permettere l’accesso anche a treni a scartamento ridotto, successivamente alla costruzione della Ferrovia dell’Appennino Centrale, da qui a Fossato di Vico, attraverso la Valtiberina e Gubbio, un primo tentativo di sfondamento ferroviario verso l’Adriatico.
In Italia, e anche qui,la costruzione delle stazioni ferroviarie determinò una svolta urbanistica senza precedenti, ridisegnò i contorni delle città con nuove piazze e strade per locande, alberghi, abitazioni e attività commerciali. Le stazioni diventarono una porta aperta all’universo-mondo e i viaggi in treno furono decisivi per formare l’identità italiana. Ad Arezzo fu abbattuto lo spazio chiuso della città fortificata e si verificò l’espansione verso la campagna circostante, con la nascita, nel piano Laschi del 1863, di via e piazza Guido Monaco. L’apertura dell’intero tratto fra Firenze e Roma, via Arezzo, secondo l’itinerario oggi definito “linea lenta”, avvenne tramite il collegamento di Terontola con Chiusi, inaugurato il 15 novembre 1875.
A fianco della ferrovia, cominciarono a svilupparsi le industrie. La prima è la Ferriera di San Giovanni, realizzata nel 1872 dalla "Società Italiana per l’industra del ferro", di cui facevano parte Ubaldino Peruzzi, importante figura della Destra Storica toscana, più volte ministro e sindaco di Firenze, Carlo Fenzi e Luigi Langer. L’obiettivo era di sfruttare l’energia termica del vicino bacino di lignite di Castelnuovo dei Sabbioni.
La ferriera venne aperta nel 1873, direttore fino al 1890 fu Vilfredo Pareto, giovanissimo ingegnere laureato al Politecnico di Torino e destinato a diventare uno dei più importanti economisti e sociologi di sempre, maestro con Gaetano Mosca della scuola italiana di scienza politica. Nel 1874 venne costruito il collegamento ferroviario di circa 6 chilometri con il bacino lignitifero, a scartamento ridotto con trazione a cavalli, che nel 1880 venne convertito a scartamento ordinario con trazione a vapore.
Dopo pochi anni, nel 1882, presero il via i lavori di costruzione della Ferrovia dell’appennino centrale da Arezzo a Fossato. La FAC, lunga circa 133 chilometri, fu inaugurata in tre fasi nel 1886: il tratto aretino passava per Sansepolcro, Anghiari, Monterchi, Molin Nuovo,Torrino, Giostra, Gragnone e Bagnoro.
Con la FAC fu consolidato il corridoio di traffici commerciali verso le regioni interne e adriatiche, mai abbandonato dagli itinerari stradali fin dal medio evo e particolarmente intenso in epoca rinascimentale. Il “trenino” - definito anche “macinino”, “caffettiera”, “veleno” - intercettava 33 stazioni, 12 “principali” e 21 minori con fermate obbligatorie, 8 con caffè e buvette, erano presenti anche “fermate occasionali a chiamata”. Lo scartamento ridotto, la pendenza massima del 30 per mille e un raggio di curvatura minimo di 80 metri, consentirono il superamento di un territorio prevalentemente montano che fu interessato da 19 ponti di luce superiore ai 30 metri e da 23 ga, 21 fra Arezzo e la stazioncina ai piedi della collina di Citerna.
In Casentino la ferrovia Arezzo – Stia, circa 45 chilometri, fu realizzata fra il 1885 e il 1888. L’ inaugurazione avvenne il 12 agosto 1888 (dopo solo tre anni di lavori). La linea del Casentino come quella della FAC rese incalcolabili servizi alle popolazioni e alle attività, aprendo nuovi sbocchi alla produzione e al commercio. Nel tragitto fra Bibbiena e Firenze, ad esempio, c’è un prima e un dopo. Prima, da Bibbiena a Firenze servivano sei ore in vettura a cavalli, dopo (via Arezzo) solo tre. La Arezzo – Stia fu elettrificata nel 1954, dopo il subentro di LFI alla Società Veneta che l’aveva gestita fino ad allora.
Ultima tra le ferrovie secondarie della nostra provincia è l’Arezzo – Sinalunga. Le fasi di realizzazione ebbero, purtroppo, una serie di intoppi a causa dello scoppio della prima guerra mondiale. Infatti il Consorzio dei Comuni promotori ottenne la concessione per una ferrovia con trazione a vapore nel 1911 e i lavori iniziarono nel 1914, subito interrotti. LFI rilevò la concessione governativa e riprese la costruzione solo nel 1924. La linea, già elettrificata, fu inaugurata fino alla stazione di Pescaiola nel 1930 e il raccordo con la stazione centrale di Arezzo fu attivato nel 1932.