Fabrizio Paladino
Cronaca

"Quegli affari di Davide in Albania": parla l'amico al fianco dello scomparso

Per la prima volta parla l’uomo al fianco di Pecorelli soprattutto da dicembre. «Stava cercando un’azienda per il lancio dei suoi prodotti»

Davide Pecorelli e l'auto bruciata

Arezzo, 2 febbraio 2021 - L’esito dell’esame del Dna slitta ancora di qualche giorno: la Procura di Perugia mantiene ancora il più stretto riserbo sull’inchiesta relativa alla scomparsa, in Albania, dell’imprenditore ed ex arbitro Davide Pecorelli. Il fascicolo aperto dagli investigatori è per omicidio, con la pista del suicidio – portata avanti dai colleghi albanesi – non presa al momento in considerazione. Nel frattempo parla un amico di Davide – che, per ora, non vuole svelare la propria identità – con il quale l’imprenditore stava per avviare un’attività in Umbria.

«Più volte ci siamo messaggiati a dicembre – dice – era tranquillo, vulcanico come al solito, ottimista sugli affari che doveva portare avanti in Albania. Quali affari? So per certo – prosegue – che stava cercando un’azienda, da quelle parti, per avviare la produzione di oggetti col marchio ‘Parrucchieri Milano’ da poter poi portare in Italia. Peraltro confermo che mi aveva inviato un messaggio WhatsApp nel quale sosteneva che aveva aperto un’attività in un centro commerciale a Valona, precisando che sarebbe ritornato in Italia per il 10 gennaio».

Secondo te, Davide avrebbe deciso di suicidarsi? «Ma non scherziamo – prosegue l’amico – e per quali motivi?». Gli affari tutti a Valona. Non si comprende, dunque, perchè il 45enne di Lama – ritornato in Albania il 3 gennaio – da Tirana, dove ha noleggiato la Skoda Fabia, ha poi fatto tappa a Scutari e poi a Puke, nella zona a nord del Paese, quasi 4 ore di auto da Valona.

Né gli inquirenti italiani né quelli albanesi intanto sono in grado di stabilire se Davide fosse nell’auto trovata bruciata vicino a Puke al momento del rogo. Ciò è dovuto al fatto che all’interno del veicolo sono state trovate solo due ossa e alcuni oggetti personali. Per questo motivo sono stati interrogati anche i vigili del fuoco e gli agenti di polizia che si sono recati nella zona il 6 gennaio, dopo essere stati informati di un veicolo in fiamme.

Hanno affermato che in nessun momento si sono resi conto che c’era un corpo all’interno del veicolo. Mentre il pastore che ha chiamato la polizia ha detto di non aver sentito nessuna richiesta di aiuto. Tutto questo ha messo in discussione gli investigatori, che hanno cercato di velocizzare l’analisi del Dna, come unica prova in grado di dimostrare se Davide Pecorelli fosse o meno all’interno della vettura Skoda.

Il 45enne non ha più avuto contatti con la sua famiglia dal 6 gennaio. Tutte le persone che lo avevano visto in albergo, due giorni prima della sua scomparsa, hanno detto che era solo a Puke, un paese ‘grande’ quanto la sua San Giustino..