LUCA AMODIO
Cronaca

"Quel signore mi bacia". Bimbo di 10 anni accusa. Lui da un anno in carcere. In aula dopo la psicosi

Una serie di episodi avevano messo a rumore le famiglie di una scuola. Due casi di sospetta pedofilia, ora il processo: il racconto della mamma. "Gli ho detto che doveva andarsene poi l’ho rivisto e ho chiamato la polizia".

Una serie di episodi avevano messo a rumore le famiglie di una scuola. Due casi di sospetta pedofilia, ora il processo: il racconto della mamma. "Gli ho detto che doveva andarsene poi l’ho rivisto e ho chiamato la polizia".

Una serie di episodi avevano messo a rumore le famiglie di una scuola. Due casi di sospetta pedofilia, ora il processo: il racconto della mamma. "Gli ho detto che doveva andarsene poi l’ho rivisto e ho chiamato la polizia".

"Mamma, un uomo sconosciuto è arrivato, mi ha baciato e mi ha detto “buona scuola“". Le parole sono quelle di un bimbo di dieci anni. Racconta tutto alla madre che subito identifica il presunto pedofilo: arrivano le volanti e lo arrestano, oggi è a processo per violenza sessuale. Si trova in carcere da un anno. La signora ieri mattina ha preso parola in aula, dopo che avevano già testimoniato gli agenti della squadra mobile della questura di Arezzo che hanno illustrato come sono state svolte le indagini che hanno portato a far scattare le manette e dunque innescato il procedimento penale.

I fatti che sono stati rievocati mettono al centro un 37enne straniero, originario del Pakistan. La procura gli contesta due episodi distinti che si sono susseguiti la primavera di anno scorso: il primo è il bacio all’entrata di scuola di un ragazzino; il secondo lo accusa di aver sottratto alla madre il figlio di sei anni e di avergli abbassato i pantaloni per molestarlo. Fatti gravi che dovranno adesso esser dimostrati anche in aula. Un episodio che al tempo scatenò la psicosi in città: un messaggio iniziò a circolare sulle chat dei genitori della città, si diceva di prestare attenzione per via di una macchina sospetta che rapiva i bambini. Il contenuto si rivelò ben diverso da quello che rimbalzava da cellulare a cellulare ma alla fine, il 26 aprile scorso, il pakistano finì in manette.

Tutto partì dalle segnalazione di due mamme che arrivarono alla sala operativa della questura Segnalazioni distinte ma che riguardavano lo stesso plesso scolastico, una scuola elementare cittadina, e due bambini vittime dello stesso presunto pedofilo. Un individuo che dopo i fatti si era subito dileguato. "Stavo accompagnando mio figlio a scuola, lui era poco più avanti di me, quando l’ho raggiunto mi ha detto che un uomo dalla pelle scura lo aveva baciato e gli aveva detto “buona scuola“. Ho visto un individuo che se ne stava andando con andatura goffa e l’ho inseguito. Gli ho detto che doveva stare lontano dai bambini, poi quando l’ho rivisto ho chiamato la polizia". Così ha raccontato la donna davanti al collegio presieduto dalla giudice Anna Maria Loprete che poi ha chiesto alla mamma se in aula fosse presente l’uomo. Così la signora ha indicato il pakistano che da un anno è ormai in carcere ad Arezzo, in attesa del processo che arriverà a sentenza il prossimo 13 maggio. A difenderlo l’avvocato Edoardo Stoppa che più volte ha chiesto misure alternative che sono sempre state rifiutate perchè il suo assistito non ha un domicilio anche se è regolare sul territorio e lavorava come operaio agricolo. Nella prossima udienza è possibile che verrà sentita anche la madre dell’altro bambino, un racconto chiave per sbrogliare la matassa dei fatti del fascicolo.

Intanto gli investigatori della mobile hanno raccontato il loro lavoro davanti i giudici. Dopo aver acquisito le testimonianze dei genitori le immagini della videosorveglianza sono state passate al setaccio e sono partiti gli appostamenti nei pressi della scuola. Fino a quando è scattato il blitz.