Domani non esiste in un campo di sterminio. " Dove non c’è futuro la prima a saltare è la fede, la seconda la speranza. Resta solo il senso di sopravvivenza della specie". Oleg racconta la sua odissea ad Auschwitz: nove mesi all’inferno, aveva solo 11 anni. È l’ultimo bambino uscito vivo dal lager dove è arrivato nel 1944 con mamma e nonna. Cinque mesi nel laboratorio di Mengele, ha visto cataste di cadaveri davanti alle baracche. L’orrore, la libertà, il silenzio, la testimonianza: le tante vite di Oleg Mandic che a 92 anni custodisce la memoria e la consegna ai giovani. Il libro, potente, di Filippo Boni è un viaggio in quell’orrore e al tempo stesso un monito. Perchè in tempi liquidi, voltare la faccia dall’altra parte è più facile e veloce. Ma apre la via all’indifferenza.
CronacaQuel tunnel attraversato a undici anni