FILIPPO BONI
Cronaca

Quella lunga scia di sangue e ricorsi. A centinaia aspettano l’onore dei secoli. La mappa della vergogna e delle attese

Solo a Cavriglia in 120 stanno percorrendo lo stesso iter, il numero più alto insieme a S.Anna di Stazzema. Dietro l’odissea il percorso doloroso dalla primavera al settembre del 1944. La visita di Mattarella.

Un militare inglese a Civitella pochi giorni dopo la strage: una delle immagini simbolo della furia nazifascista

Un militare inglese a Civitella pochi giorni dopo la strage: una delle immagini simbolo della furia nazifascista

Sono lì, molti ormai ottuagenari, con il respiro sospeso e un filo di speranza, ora rafforzata dalla sentenza di Civitella dei giorni scorsi, i familiari delle vittime delle stragi nazifasciste in provincia di Arezzo che hanno fatto richiesta di risarcimento al fondo Pnrr costituito dal governo Draghi nel 2022 e che sono ancora in attesa che l’iter processuale vada a compimento nel 2025.

Non si parla di poche persone, che già di per sé sarebbero importantissime, ma di centinaia. Solo a Cavriglia, dove anche il Comune e la Regione sono coinvolti, e dove i nazifascisti trucidarono 192 civili inermi tra il 4 e l’11 luglio 1944, ci sono 120 ricorrenti totali (il numero più alto della Toscana con Sant’Anna di Stazzema). Altri ancora in attesa sono proprio a Civitella della Chiana, sporadici a Bucine, infine a Falzano in Valdichiana e a Vallucciole.

Sono tanti perchè numerosissime e terribili furono le stragi nazifasciste nell’aretino. Il dramma ebbe inizio a primavera 1944 e proseguì fino a settembre. Dopo l’eccidio in Valtiberina del 27 marzo a Villa Santinelli con 9 partigiani fucilati, il mese di aprile iniziò immerso nel sangue con le stragi consumate contro le popolazioni civili in Casentino, comprese donne e bambini, a Vallucciole (108 morti), a Partina e a Moscaio di Banzena (in totale 37 morti).

Sempre in Casentino il 14-15 giugno fu la volta di Chiusi della Verna dove furono uccise 10 persone, quindi saccheggiate e devastate le case. Il 20 toccò a Montemignaio, dove vennero uccisi 11 uomini; il 26 e 27 giugno a Falzano, a Cortona in Valdichiana, con 15 vittime; il 29 ancora in Casentino a Montemignaio, in località Carbonettoli, dove nazisti e repubblichini catturarono, seviziarono e massacrarono 5 persone. Lo stesso giorno, a Castel San Niccolò, in località Cetica, vennero fucilati 13 civili, mentre una decina di partigiani moriva in combattimento.

Ancora il 29 giugno, giorno nefasto per la Valdichiana e il Valdarno, la Hermann Goring colpì a morte Civitella della Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine, abbattendo con mitragliatrici, fucili e bombe 244 civili inermi e innocenti, in uno dei massacri più terribili della storia della resistenza italiana, citato anche dal Presidente della Repubblica Federale di Germania nel suo discorso ufficiale qualche mese fa a Marzabotto. Quattro giorni dopo in Valdarno, il 4 luglio, gli stessi uomini di Civitella, operarono nel comune di Cavriglia e organizzarono la quarta strage nazifascista più terribile mai messa in atto su territorio italiano in quel tempo, con 192 vittime innocenti sterminate in quattro paesi: Meleto Valdarno, Massa Sabbioni, San Martino, Castelnuovo dei Sabbioni e Le Matole (quest’ultima l’11 luglio).

Il 6 luglio, la scia di sangue raggiunse il comune di Loro Ciuffenna a Mulinaccio e Orenaccio, presso la frazione di San Giustino, dove in totale furono uccisi 47 uomini. Il 14 luglio, a ridosso della liberazione di Arezzo, ecco che i nazisti colpirono San Polo, per un altro eccidio che passò purtroppo alla storia: 63 persone falciate in pochi minuti. Nei due mesi successivi la tragica sequela proseguì con l’uccisione, tra luglio e agosto, di numerosi civili a Poppi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Sestino e Montemignaio. Una carneficina che non ha mai avuto giustizia. Ora, dopo il caso Civitella, quella civile potrebbe segnare una svolta.

Ci sono centinaia di persone, alcune giunte all’ultimo soffio della vita, che aspettano un segno di riconoscenza da parte dello Stato verso il loro dolore mai davvero sopito.